La Croce Rossa chiede che la Convenzione di Ginevra si applichi anche ai videogiochi

Ho studiato, sostenuto e apprezzato gli sforzi della Croce Rossa Internazionale per portare un po’ di umanità i quei luoghi dove, guerra, fame e malattie, sembravano averne cancellato ogni speranza. Apprezzo la retorica a volte moralista della Croce Rossa Internazionale, soprattutto quando si tratta di strigliare qualche politico indolente, ma c’è un limite a tutto.

La Croce Rossa Internazionale ha infatti sollevato il quesito: la Convenzione di Ginevra dovrebbe essere applicata anche ai videogiochi di guerra?

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In pratica si stanno chiedendo se gli scenari senza regole che vengono proposti da giochi di guerra molto realistici debbano in qualche modo essere regolati secondo i dettami della Convenzione di Ginevra. Cosa significa? Significa integrare un sistema di controllo e punizione. Uccidi un civile? Devi ricominciare il livello. La tua arma preferita è un lanciafiamme? Troppo violento ricomincia il gioco.

Ora per quanto una maggiore attenzione ai messaggi trasmessi dai videogiochi sia importante questa mi sembra proprio una boiata. Come si fa con tutta la letteratura e il cinema dove la Convenzione di Ginevra è sistematicamente violata? Si tratta appunto di fantasia. Cosa significa introdurre un sistema di punizione anche nelle fantasie? Non staremo un po’ esagerando?

Se vogliamo rivedere i giochi di guerra cercando di renderli più rispettosi della Convenzione di Ginevra allora cosa dovremmo fare con quei giochi dove delinquere e violare ogni regola è la base portante? La Convenzione di Ginevra si applica solo ai giochi di guerra che si ambientano dal 1864 in poi o per i videogiochi è retroattiva?

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Mi dispiace Croce Rossa Internazionale, ma stavolta hai preso una grossissima cantonata. Credo sia il caso di rivedere i vostri consiglieri sulle nuove tecnologie, danno l’idea di non sapere che pesci prendere.

Via: Mashable

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