PANDORA – Capitolo 7

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Negato, nascosto tra le rocce, respirava lentamente, i muscoli tesi e pronti all’azione.
Si piegò, spostandosi lentamente, senza fare rumore, stringendo i denti e lottando contro se stesso; in quel momento, infatti, dentro di lui infuriava una lotta terribile: stava obbedendo agli ordini di Hereza perché la maledetta strega lo controllava suo malgrado, e lo muoveva come un burattino, e Negato, orgoglioso e feroce di natura, odiava con ogni fibra del suo essere questo stato di sottomissione. La parte più testarda di lui urlava e si dibatteva per infrangere i suoi ordini, e agire di testa sua. D’altra parte, però, l’influsso della strega era troppo potente da spezzare, e per quanto dentro di sé l’uomo strillasse di rabbia e disperazione, non poteva che obbedire.
Inoltre, doveva ammettere che obbedire, adesso, gli riusciva particolarmente facile: lui era un cacciatore nato, la lotta faceva parte di lui. Muovendosi nascosto tra macigni e rocce, la strana pistola stretta in pugno, Negato sentiva il suo istinto scatenarsi, portandolo a fare l’unica cosa che sapeva fare bene.
Cacciare.

Vejen rimase perfettamente immobile a ridosso del fianco della montagna, riflettendo sulla propria posizione di svantaggio: il cecchino poteva essere ovunque, per quanto ne sapeva lui; viceversa, questi conosceva benissimo la posizione, almeno approssimativa, di Vejen e del suo compagno ferito.
Sporgendo appena la testa, il ragazzo gettò un’occhiata al Perduto, steso per terra a sanguinare, o quantomeno a perdere liquido dalla ferita. Con una smorfia, si arrampicò agilmente, infilandosi in un piccolo crepaccio rialzato; una volta ben nascosto, tirò fuori il libro, sussurrando, a voce più bassa possibile:
– Libro! Non è che per caso mi sai dire dove si trova il cecchino?
Le parole si formarono piuttosto rapidamente:
– Impossibile. Non ho periferiche di riferimento.
Sbuffando, Vejen pensò più in fretta che poteva; per qualche ragione, nonostante avesse una moltitudine di nemici, il ragazzo aveva la netta sensazione che l’obiettivo del suo nemico invisibile fosse il Perduto. Se così fosse stato, Vejen avrebbe potuto decidere di andarsene via indisturbato, ma non lo avrebbe fatto. Aveva deciso di aiutare il Perduto, non fosse stato altro che per la voglia che aveva di conoscere la sua storia.
Posando il libro, Vejen frugò nella sua borsa: nel tesoro del visir aveva trovato, oltre il libro stesso, almeno altri quattro artefatti altrettanto utili; il libro gliene aveva spiegato sommariamente la funzione; maledicendosi per non essersi preoccupato prima di studiarli meglio e di provarne gli effetti, Vejen sussurrò una preghiera al marchio dei Due sulla sua mano, gettò un’occhiata alle armi di cui disponeva e mise insieme il piano più rapido che gli fu possibile.
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Negato aveva avuto fortuna: scendendo la montagna, aveva avvistato il Perduto all’inizio della sua scalata; la cosa gli aveva dato tutto il tempo necessario a nascondersi e a preparare la sua imboscata.
Inizialmente, aveva sentito la tensione aggrovigliargli l’intestino: nonostante la sua esperienza e le sue incredibili abilità, senza parlare della pistola e degli altri trucchi che Hereza gli aveva fornito, l’uomo si era fatto un’idea piuttosto concreta delle capacità del Perduto, e sapeva che se avesse fallito nel suo attentato, non avrebbe avuto seconde chance.
Quando il Perduto era arrivato nel posto che aveva scelto per il suo attacco, Negato capì che questi era completamente esposto, per quanto era sicuro dei suoi poteri innati; con un gemito di rabbia e frustrazione, si disse che se solo lo avesse colpito alla testa, lo avrebbe ucciso sul colpo! Ancora una volta, si chiese chi diavolo fosse il tizio che lo aveva salvato e se fosse pericoloso.
Facendosi queste domande, si era finalmente portato in una posizione sicura e finalmente raggiunse il punto in cui il Perduto giaceva ferito; si sporse silenziosamente tra i massi, vedendo il suo bersaglio a terra, sanguinante; il Perduto era disteso e apparentemente privo di forze, si muoveva appena gemendo debolmente. Trattenendo il respiro, Negato prese la mira con cura, ma proprio mentre premeva il grilletto, un improvviso spostamento d’aria lo gettò a terra, facendogli partire un colpo casuale.
Il proiettile si conficcò in una roccia, lasciando un foro fumante, mentre il cacciatore si rialzava con una capriola, perfettamente pronto a reagire; si guardò intorno, senza capire cosa fosse successo. In un istante, si portò al riparo di un enorme macigno, tenendo le orecchie bene aperte.
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Con un sospiro di sollievo, Vejen balzò tra le sporgenze, finendo su una sorta di pilastro di pietra, guardando sotto di sé con attenzione, soddisfatto di essere intervenuto in tempo per salvare il Perduto; dalla sua posizione, osservò il loro misterioso nemico rotolare con prontezza e buttarsi al riparo. Decisamente, era agile e svelto, ma ora era Vejen in vantaggio, avendolo individuato; aveva puntato tutto sulla speranza che si sarebbe avvicinato al Perduto per finirlo.
Osservò per qualche istante il punto in cui si era nascosto il pistolero, quindi scese rapidamente dal pilastro, scivolando per terra, muovendosi verso il suo nemico; a differenza di questi, il ragazzo non aveva alcuna arma con cui colpirlo a distanza, quindi poteva solo cercare di raggiungerlo e neutralizzarlo da vicino in qualche modo. Mentre avanzava, continuava a creare e disfare piani d’azione, cercando di pensare alla miglior strategia possibile.
Per gettare a terra il tizio prima che sparasse, aveva usato l’Anello della Perturbazione, ma era stato solo un modo di guadagnare tempo: le onde d’urto prodotte dall’anello non avrebbero ucciso una mosca. Raggiunti i pressi del nascondiglio nemico, si fermò, trattenendo il respiro; in mano stringeva un sottile stiletto, che il libro aveva detto essere “l’Infame Quaringish”, la cosa più vicina a un’arma di cui disponeva.
Cercando di restare basso, gettò uno sguardo a Nomus, che sembrava ancora cosciente, benché debole, e poi al macigno dietro cui stava il suo avversario; solo pochi metri li separavano, e tutto si sarebbe deciso in pochi istanti! Tirò fuori il cristallo prismatico, toccandone con attenzione gli ingranaggi che lo circondavano, sperando di averne compreso bene il funzionamento, e che il tempo gli bastasse.

Negato digrignò i denti: usando una sottile sonda ottica, appostato dietro la sua roccia, aveva visto il ragazzo arrivare. Non sembrava avere altra arma che un minuscolo stiletto; si muoveva agilmente e silenziosamente, spostandosi tra i massi, ma ormai Negato lo aveva adocchiato e non gli sarebbe più sfuggito.
Si chiese ancora una volta chi diavolo fosse questo intruso, e se fosse il caso di sprecare uno dei preziosi proiettili della pistola stregata, per ucciderlo, o se invece avrebbe potuto ricorrere a una delle sue armi personali; dall’aspetto, sembrava un comune essere umano.
Con la mano libera, estrasse la sua fida balestra a ripetizione, preparandosi a sparare; prima di sporgersi, però, ricordò che il Perduto, anche se ferito, poteva essere ancora cosciente; in tal caso, c’era il rischio potesse ancora usare i suoi poteri, e incenerirlo con un gesto. Doveva trovare un modo di liberarsi di uno dei suoi due nemici senza esporre il fianco all’altro. Poteva cercare di strisciare lateralmente, aggirandoli, ma così avrebbe perso di vista il ragazzo.
Alla fine, decise di giocarsi il tutto per tutto!

Vejen percepì il movimento dietro il macigno, e scattò in avanti, lo stiletto in pugno, correndo verso il nascondiglio del suo nemico; mentre era a metà strada, però, completamente esposto, l’uomo sbucò fuori, sparandogli con una sottile balestra; il quadrello attraversò l’aria con un sibilo, e colpì Vejen proprio in mezzo agli occhi, trapassandolo senza sforzo.
Per un istante Negato sentì la vittoria in pugno, ma restò sorpreso a vedere il dardo superare il ragazzo senza apparentemente sortire effetto; il giovane continuava a correre verso di lui come niente fosse. Al cacciatore occorse solo un istante per capire: un ologramma! Puntò rapidamente la balestra, che si era ricaricata autonomamente, guardandosi freneticamente intorno in cerca del bersaglio reale, maledicendosi per essere caduto in una trappola così ingenua.
Vejen, constatando che l’inganno aveva avuto successo, capì che non avrebbe avuto un’altra chance: si gettò fuori dal suo vero nascondiglio, a tre metri scarsi dal cacciatore, impugnando con decisione lo stiletto; l’uomo, però, lo vide prima di essere raggiunto: ruotò su se stesso rapidamente, colpendo Vejen al petto con un calcio poderoso. Il ragazzo finì riverso a terra, la balestra puntata contro la sua faccia, ma prima che il colpo partisse, Nomus si rizzò a sedere di colpo, consumando le forze che gli restavano, e tendendo un braccio scagliò una vampata di plasma contro la schiena di Negato. Il colpo fu impreciso e debole; in condizioni normali avrebbe potuto trasformare un uomo in coriandoli in un istante, ma così si limitò a bruciargli la giubba, facendolo cadere in avanti.
Vejen, senza esitare, si scagliò verso l’uomo, cercando di colpirlo con lo stiletto; Negato non si fece trovare impreparato, e i due iniziarono una breve e feroce lotta, rotolando sul terreno sassoso, con silenziosa e letale determinazione.
Dopo pochi secondi, la lotta era finita, e Negato si rialzò, ansimante, osservando con aria quasi curiosa l’impugnatura dello stiletto che gli spuntava da una coscia. Vejen, steso a terra, vide l’uomo puntargli contro la pistola, ed esitare.
Negato scosse la testa, fece un respiro profondo, quindi spalancò gli occhi e iniziò a ridere. Gettò a terra la pistola, e si chinò su Vejen dicendo:
– Ragazzo! Io… sono libero! Hai spezzato l’incantesimo di quella maledetta strega… come diavolo hai fatto?
Vejen, incerto, si prese qualche istante per assicurarsi di non essere più in pericolo; quando l’uomo lo afferrò per le ascelle, tirandolo in piedi senza sforzo, abbracciandolo e insistendo per baciarlo, intuì di essere al sicuro. Un po’ imbarazzato, diede un’occhiata a Nomus, che giaceva a terra come un sacco svuotato.
– Non ne sono sicuro, ma penso che il libro potrà spiegarcelo. Mi pare di capire che non vuoi più uccidere me o il mio amico?
Scuotendo la testa, Negato disse, con vigore:
– Non ne ho mai avuto voglia, ragazzo! Ero controllato da qualcun altro… ma ora non più!
– Bene per me. – replicò Vejen, scrollando le spalle – Allora dammi una mano: penso che siamo ancora in tempo a salvargli al vita.
Così detto, tirò fuori il libro e si inginocchiò vicino a Nomus, osservando con crescente timore la grande quantità di icore che il Perduto aveva versato per terra.

Hereza ebbe un conato, e per poco non cadde in ginocchio. La nausea passò in fretta, ma non il senso di sofferenza; smise di fissare l’orizzonte, dove l’oscurità continuava a piovere su Vecchioconfine, e sedette su una colonna spezzata. Il suo controllo mentale su Negato era stato spezzato, in qualche modo, e il contraccolpo si stava rivelando a dir poco doloroso. Digrignando i denti, Hereza si chiese chi o cosa avesse potuto farlo. Tuttavia, decise che non era un problema tanto grave: poco prima che il legame si spezzasse, aveva eseguito una divinazione, e sapeva che il Perduto era stato colpito dalla pistola di Roseracht: i suoi minuti erano contati!
Con un sospiro, la donna cercò di controllare l’ansia crescente: dentro il tempio, il suo rituale stava caricandosi di energie, ma sarebbero occorse almeno altre ventiquattro ore per completarlo; fino ad allora, lei e il Majnaggda sarebbero stati esposti a fin troppi pericoli, bloccati in quel mondo.
La domanda era: cosa sarebbe successo prima? Avrebbe terminato prima lei il suo rituale, o sarebbe stato il suo avversario a fare la sua mossa in anticipo?
Senza poter far nulla che attendere, la strega rimase seduta per alcune lunghe ore, alzandosi solo di tanto in tanto per controllare la nube all’orizzonte; poi, quando il sole iniziò a tramontare, il bambino si alzò e disse:
– Il filo è teso, strega. Il Perduto è arrivato.

Continua nel capitolo 8 dove…

1. Vediamo cosa sta succedendo a:

nuovalon062Yiren, a bordo della sua Tagliacuori.
nuovalon063Orrec, diretto suo malgrado verso la pioggia di oscurità.
nuovalon064Il misterioso avversario di Hereza, ora pronto a muovere.
nuovalon065Nessun intermezzo, vediamo direttamente la sorte di Vejen e Nomus!

2. Finalmente il Perduto e il Falso Bambino si stanno per incontrare! Quale stella brillerà su questo incontro?

nuovalon062Sangue e violenza!
nuovalon063È il momento di risolvere le cose parlando.
nuovalon064Un incontro tra più fazioni.
nuovalon065Una minaccia più grande cambia tutto.

3. Scegliete un elemento che dovrà comparire nel capitolo:

nuovalon062Un demone.
nuovalon063Una morte improvvisa!
nuovalon064Una spiegazione su Pandora.
nuovalon065Un’assurda metamorfosi.

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