PANDORA – Capitolo 9

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L’armata era composta di creature terrificanti: ossa annerite, rostri ritorti e artigli acuminati che reggevano armi deformi e contorte, le orbite cave illuminate da lampi scarlatti.
Senza distoglierle la pistola di dosso, Negato urlò alla strega:
– Che diavolo sta succedendo? Cosa sono questi mostri?
Con un lampo di disprezzo negli occhi, Hereza infilò una mano tra le pieghe dei suoi abiti, e scagliò con forza una bottiglia contro il terreno, in direzione dell’orda mostruosa; immediatamente, una muraglia di brina, larga decine di metri e alta una mezza dozzina, si innalzò, bloccando le creature; subito prima che il muro si compattasse, una sola figura, rotolando disperatamente, riuscì a oltrepassarla, cadendo a terra con un singhiozzo. Poi, puntando con fare aggressivo le mani contro i suoi nemici, disse:
– Sta arrivando un nemico molto più pericoloso di tutti voi, ed è nemico mio quanto vostro! Odio dirlo, ma combattere tra noi, adesso, è inutile!
Nomus avanzò minacciosamente verso Hereza, ignorando il frastuono dell’armata che colpiva furiosamente il muro di ghiaccio, portandosi a pochi passi dalla strega; disse, con voce sferzante:
– Non mi importa nulla di te, strega, né di queste creature o dei loro scopi. Togliti di mezzo e lasciami passare, o ti vaporizzerò e poi andrò oltre!
Vejen diede un’occhiata intimorita al muro di ghiaccio, constatando che sembrava molto solido; eppure, i mostri colpivano e urlavano con ferocia, e a ogni colpo l’intera struttura vibrava. Quanto avrebbe potuto reggere? Intanto, comunque, corse a inginocchiarsi vicino al povero pescatore, riverso e in lacrime.
– Il pescatore… Orrec, giusto? Che ci fai qui?
L’uomo, riconoscendo il suo passeggero, gli si aggrappò piagnucolando, facendogli un resoconto delle sue ultime ore e di ciò che era successo su Vecchioconfine.
Hereza, Nomus e Negato si continuavano a fronteggiare, con sguardi carichi di ostilità e minaccia. Ognuno dei tre si rendeva conto che il primo ad attaccare avrebbe anche ricevuto il primo contrattacco, potenzialmente letale, ed esitarono quanto necessario a Vejen per rimettere in piedi il pescatore e trascinarlo con sé. Si portò in mezzo al terzetto con aria ragionevole e si rivolse alla donna:
– Immagino tu sia Hereza, la strega. Ascolta, hai detto che questi mostri sono pericolosi anche per noi, e non ne dubito. A giudicare da quel che mi racconta Orrec, qui, di questi mostri ce n’è a centinaia, almeno.
Nomus gli gettò un’occhiata di traverso, dicendo:
– Anche se fossero migliaia, non sono un pericolo per me. Posso liberarmene facilmente.
La strega si affettò a intervenire:
– Non è così! Sono più forti di quel che credi, e più numerosi; soprattutto, però, sono solo l’avanguardia: il vero pericolo, colui che li guida, deve ancora arrivare, e contro di lui, ora come ora, neppure tu hai speranze.
– Non possiamo fidarci di lei! – intervenne Negato, furente.
Vejen ci pensò un momento e chiese:
– Quanto tempo pensi che reggerà la tua barriera di ghiaccio?
– Non molto. Pochi minuti, ancora. Se ora combattessimo, gli daremmo il tempo di raggiungerci e moriremmo tutti inutilmente. Ora dobbiamo stringere una tregua, è l’unica speranza: dal tempio c’è un accesso ai sotterranei di questa montagna, e riparandoci lì potremo guadagnare tempo.
Vejen sorrise, dicendo:
– Bene, mi pare la cosa più sensata. Io mi fido.
Negato lo guardò con occhi sgranati:
– Non puoi fidarti di lei! È una vipera assassina! Ci ucciderà appena le daremo le spalle! E poi cosa credi, che permetterebbe a Nomus di avvicinarsi al suo padrone?
Vejen diede un’altra occhiata preoccupata al muro di ghiaccio, che iniziava a incrinarsi, e disse:
– Hereza, non mi sembri stupida. Procederemo attorno a te: se ci sembrerà che cerchi di fare del male a uno di noi, gli altri due ti uccideranno all’istante; tutti e tre disponiamo di armi che possono sconfiggerti. D’accordo?
La strega annuì, osservando pensosamente il ragazzo, che subito si rivolse al Perduto:
– Nomus, qualunque sia la causa del tuo odio, dovrai tenerlo a freno. Se una volta entrati nel tempio attaccherai questo bambino, chiunque esso sia in realtà, Hereza cercherà di proteggerlo, e presumibilmente moriremo tutti. E Negato, non pensare di assassinarla prima di arrivare in un luogo sicuro: non conosciamo queste caverne, e prima di orientarci saremmo raggiunti da quei mostri, senza contare che ci serviranno anche i poteri della strega per difenderci. Va bene?
Negato e Nomus, istintivamente, si diedero un’occhiata, incerti. Tutto il loro bruciante odio sembrava dissiparsi contro il disarmante sorriso amichevole del giovane avventuriero. Ebbero una leggera esitazione, ma quando una prima porzione del muro iniziò a crollare sotto la carica travolgente dei mostri, si riscossero e si dissero d’accordo, anche se evidentemente controvoglia. Vejen sorrise soddisfatto, si assicurò che il povero Orrec, sfiancato e terrorizzato, ce la facesse a camminare, e aprì il bizzarro corteo armato del suo stiletto: i tre uomini si disposero a triangolo intorno alla strega, tenendola di mira da ogni direzione, mentre il pescatore li seguiva piangendo in silenzio le sue disgrazie.
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Entrando nel tempio, trovarono una botola aperta nel pavimento; la strega spiegò che il suo maestro li aveva preceduti, e li avrebbe attesi al Portale sepolto, in fondo alla rete di gallerie. Entrarono nel tunnel, chiudendo l’entrata alle loro spalle, e presero a muoversi tanto in fretta quanto la cautela generale della situazione permetteva. Hereza li rassicurò brevemente che aveva posto degli incantesimi sulla porta, e che i mostri ci avrebbero messo un po’ a sfondarla.
Camminando, Negato, senza perdere di vista la strega nemmeno per un secondo, si rivolse a Nomus:
– Ehi, Perduto. Si può sapere perché dai la caccia al falso bambino? Da quando questa maledetta mi ha irretito, me lo sono trovato davanti per giorni e giorni, ma non ho mai capito chi sia in realtà: ha sempre parlato poco e rivelato niente. E sempre Hereza blaterava che eri sulle loro tracce e dovevano fermarti, ma non mi ha mai spiegato il perché. Come mai siete nemici e lui, in sostanza, chi è?
Nomus si fece meditabondo e riflessivo, mentre avanzavano tra le gallerie; ogni tanto, arrivavano a dei bivi o a degli apparenti vicoli ciechi, e subito Hereza indicava loro la strada o svelava loro passaggi segreti, ricambiando i loro sguardi sospettosi e astiosi.
– È da molto tempo che non ho… alleati. E da quando mi sono messo in viaggio, non penso di aver mai dovuto raccontare la mia storia. Ma forse era destino, proprio ora che sto per incontrare, di nuovo, il mio antico nemico, che io lo facessi. – prese un respiro profondo, e continuò – La razza dei Perduti, un tempo, era grande e gloriosa; ovviamente, a quel tempo, non si chiamava così, ma il nostro antico nome ora non ha più senso, o valore. Il mio popolo era antico e potente, e dominava un mondo ricco; le nostre città erano immense, possedevamo ricchezze inimmaginabili e avevamo raggiunto il perfetto equilibrio con l’universo, nella mente e nel corpo.
Negato non seppe trattenersi dall’intervenire:
– Ma è vero quel che si dice? Che siete stati voi a creare i Portali?
Scuotendo la testa, Nomus rispose:
– No. I Portali erano già parte di un passato remoto quando noi trovammo quello che si apriva sul nostro mondo, e non esiste oggi un popolo più antico del mio. Comunque, il nostro popolo viveva prospero e pacifico, fino al giorno in cui il falso bambino giunse tra noi. Arrivò dal nulla, e si insediò in un antico santuario di cui nessuno più ricordava l’origine. Entro pochi giorni, la morte giunse tra noi! Una piaga si propagò d’improvviso, una peste endemica che iniziò a decimare il mio popolo senza pietà. Tutti i nostri poteri e le nostre conoscenze si rivelarono inutili: tentammo di tutto, ma fu inutile. Ogni giorno morivano migliaia e migliaia dei miei fratelli e delle mie sorelle, e in pochissimo tempo, la mia intera razza fu sepolta. Io pure mi ammalai, e per settimane rimasi sull’orlo tra la vita e la morte. Poi, per uno strano scherzo del destino, mi ripresi, guarito, unico sopravvissuto della mia intera genia. Per molto tempo vagai impazzito tra le città morte, poi mi ricordai del bambino, e lo cercai per capire: se era sopravvissuto, forse avrebbe saputo darmi spiegazioni. Ma se n’era andato, e senza nulla a trattenermi, ne seguii le tracce. Poi, mondo dopo mondo, viaggiai e posi domande, e scoprii che il mio non era l’unico mondo visitato da quell’essere; e ovunque egli si fosse recato, di lì a poco la tragedia l’aveva seguito. L’unica spiegazione possibile, dunque, era che fosse stato lui a causare tutto! E così, lo cerco per vendicare tutta la mia specie!
Vejen, che lo aveva ascoltato con attenzione, osservò la strega, che però era rimasta impassibile, quindi fissò pensosamente. Il ragazzo aveva la netta sensazione che le cose potessero essere più complesse di così. All’improvviso, comunque, la strega si fermò davanti a una larga parete, fissando attentamente, uno per uno, i suoi bizzarri compagni di fuga, e disse:
– Oltre questa parete c’è il mio maestro, Perduto. Io ora aprirò la porta ma, come ha detto saggiamente questo ragazzino, se tenterai qualcosa, io ti ucciderò prima che tu possa fare del male al mio maestro; morto tu, i tuoi compagni non avrebbero nessuna chance contro di lui, e così saresti morto inutilmente. Tuttavia – lo interruppe decisa, vedendo che Nomus stava per replicare – il mio maestro non ti teme, e sono certa che, a tempo debito, ti darà lui stesso l’opportunità di affrontarlo. Quello che ti chiedo è di attendere. Se ora avrai pazienza, potremo allontanarci da qui e dopo, se ancora lo vorrai, potrai scontarti con lui.
A Vejen non sfuggirono i significati impliciti di quel “se ancora lo vorrai”, ma di nuovo decise di tacere. Osservò il suo compagno, contratto e cupo più del solito. Il ragazzo allora si decise a intervenire:
– Nomus, ti fidi di me?
Il Perduto lo fissò sorpreso, in silenzio. Poi, lentamente, rispose:
– Sì, umano. Perché mi hai salvato quando non mi dovevi nulla e… non so nemmeno io bene il perché. Ma sì, mi fido.
– Bene. Allora fidati di me adesso: io credo che per il momento possiamo accantonare i rancori; se avrai pazienza, ti assicuro che troverai soddisfazione più avanti. D’accordo?
Orrec, che sempre di più sperava di svegliarsi e scoprire che era tutto solo un incubo, gettò un’occhiata sgomenta a Negato, che ricambiò con una scrollata di spalle, apparentemente confuso quasi quanto lui. Il Perduto, tuttavia, abbassò lentamente la testa e si disse disponibile ad attendere. La strega, apparentemente soddisfatta, anche se visibilmente tesa e in guardia, mosse le mani e svelò la porta nascosta nella roccia, e subito la oltrepassarono.
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Dall’altro lato, si trovarono in una gigantesca caverna, che si estendeva per decine e decine di metri verso il basso, affacciandosi su un enorme bacino d’acqua, collegato al mare da profonde grotte; l’immenso antro era illuminato da una complessa costellazione di torce brillanti, che ardevano di fredde fiamme bianche, e tutta la luce si rifletteva su un’immensa struttura eretta a cavallo del bacino acquatico. Enorme e silenzioso, il Portale spento si innalzava davanti a tutti loro. Ai piedi del Portale, il falso bambino si alzò vedendoli arrivare, osservandoli con espressione impassibile e quieta; accanto a lui, il cane orrendo si mosse in modo sgraziato, frapponendosi tra il bambino e Nomus, scoprendo una chiostra di enormi denti deformi, corrosi e percorsi da vermi e scarafaggi. Il bambino si avvicinò al gruppetto, mentre l’aria attorno a Nomus iniziava a farsi incandescente: il Perduto non gli levava gli occhi di dosso, e la roccia sotto i suoi piedi prendeva a ribollire e fondere. Quando fu giunto a poca distanza da loro, il falso bambino disse, con voce inumana e pacata:
– E così, il disegno prosegue. Tutto si svolge come è stato scritto che debba svolgersi. Presto giungerà l’ultimo tassello di questo mosaico, e il cammino procederà verso la sua prossima fase. Ma ora, a uno di voi toccherà compiere una scelta e determinare il destino di questo mondo. Chi di voi vuole caricarsi di questa responsabilità?

Continua nel capitolo 10 dove…

1. A un membro del gruppo toccherà compiere una scelta decisiva, seguendo il copione enigmatico del falso bambino… chi dovrò sobbarcarsi di questa responsabilità?

nuovalon062Nomus.
nuovalon063Vejen.
nuovalon064Negato.
nuovalon065Orrec.

2. Quale sarà l’oggetto della scelta?

nuovalon062Il Portale.
nuovalon063La sorte del mondo in cui si trovano ora.
nuovalon064Il destino del falso bambino.
nuovalon065Il futuro di Pandora.

3. Quale sarà la scelta?

nuovalon062Salvezza.
nuovalon063Fatalismo.
nuovalon064Lotta.
nuovalon065Caso.

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