Parola di Giobbe – La Bibbia secondo Giobbe Covatta

“Parola di Giobbe” è un romanzo comico, scritto da Giobbe Covatta nel 1991.

giobbe

Immagine: Copertina del libro

La trama

“All’inizio era il Verbo…
il complimento oggetto venne molto tempo dopo.”
Con queste parole si apre Parola di Giobbe, una rivisitazione riassuntiva della Bibbia del noto comico napoletano Giobbe Covatta.
Il libro racconta, in modo esilarante e caustico, gli eventi salienti del libro sacro del cristianesimo, ripercorrendone le tappe in modo dissacrante e irresistibile. Va detto che, benchè l’ironia di Covatta sia spesso fuori controllo, il libro non vuole essere un’offesa a un culto religioso o una forma di aggressione ideologica, come qualcuno tra i più suscettibili può aver pensato; si tratta semplicemente di un modo divertente di raccontare le cose, un’ironia che non ferisce nessuno e che non ha altro obiettivo che la risata.

Il libro ripercorre, in modo rapido, gli eventi più noti della Bibbia:
si parte dall’Antico Testamento, nel quale vengono raccontate la Genesi e le disavventure di Adamo ed Eva, così come dei loro figli Caino e Abele;
si passa quindi a Noè e il diluvio universale, la torre di Babele, Abramo e la sua discendenza, Mosè e la liberazione degli ebrei dall’Egitto, per concludere con lo scontro tra Davide e Golia.
Segue il Nuovo Testamento, nel quale sono raccontate il concepimento e la giovinezza di Gesù, a opera dell’evangelista Gaetano A’prostata, seguite dalle Lettere degli apostoli.
Il tutto è concluso con un’inaspettata appendice: il salmo di angoscia dello studente.

A ogni brano della narrazione, gli eventi, ormai così radicati nell’immaginario collettivo dalla lunga tradizione (oltre che da innumerevoli film sull’argomento che, bene o male, da bambini ci sono stati propinati) vengono stravolti in modo fantastico: la creazione del mondo da parte di Dio appare come un evento quasi accidentale, gestito in modo goffo e incerto; il primo incontro tra Adamo ed Eva non è facile quanto i due avrebbero sperato, così come la forzata convivenza dei figli non poteva andare peggio.
Gli Eletti dal Signore, ci viene mostrato, non godevano mai di particolare fortuna; al contrario: maggiore era l’attenzione dell’Onnipotente sui suoi Eletti, maggiore era la dose di disgrazie che gli si riversava addosso come una pioggia di mattoni.
Nè si presenta così facile la liberazione degli ebrei da parte di Mosè: il grande profeta, infatti, non ha le idee molto chiare sul da farsi, e dovrà fare non pochi tentativi prima di riuscire.
Quando poi la narrazione si sposta su Gesù, scopriamo che il figlio di Dio ci ha messo un bel po’ a diventare il personaggio che tutti conosciamo: da ragazzino, ci racconta questo nuovo vangelo, il Messia era un ragazzino capriccioso, disobbediente e dispettoso, a causa del quale il povero Giuseppe ne passa di cotte e di crude.

La Bibbia partenopea

L’elemento caratteristico dell’opera è parte integrante del modo di fare comicità di Giobbe Covatta: chiunque abbia mai visto un suo spettacolo – e se non ne avete mai visti, correte su youtube a fare l’esperienza, posso consigliarvi “Dio li fa e poi li accoppa” – sa bene che il comico sfrutta, con grande bravura, la sua “napoletanità”: la cadenza, il modo di gesticolare, un uso contenuto del dialetto – gestito in modo da essere comprensibile anche ai non-napoletani – gli intercalare, le smorfie, tutto ciò che è caratteristico, insomma, della comicità classica napoletana.
“Parola di Giobbe” non fa eccezione, anzi! La primissima edizione fu pubblicata interamente in napoletano e distribuita solo nel capoluogo campano e provincia; successivamente, dato il successo locale dell’opera, la traduttrice Paola Catella si occupò di convertire il testo in italiano; l’opera tradotta, illustrata dal geniale Stefano Disegni, divenne poi un successo di critica e pubblico (in cinque anni, il libro fu ristampato trentuno volte).

Giudizio complessivo

Il libro è spassoso e godibile, e promette di far ridere dalla prima all’ultima pagina.
Si tratta ovviamente di un’opera totalmente disimpegnata; anche se ricca di elementi satirici e di leggere critiche sociali, non cerca di imporsi in modo pesante, ma solo di strattare una risata.
La lettura è veloce e il testo breve; anche leggendone un brano di tanto in tanto, tra le cose da fare, lo si finisce in pochissimo tempo, ma è uno di quei libri che si rilegge con piacere, di tanto in tanto, per ritrovare una buona risata quando se ne ha bisogno.

Se lo leggerete ricordate solo che, come premette Covatta, “ogni riferimento a persone, fatti o miracoli realmente avvenuti è da considerarsi puramente casuale.”

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