Perché gli algoritmi dei motori di ricerca non premiano la qualità?

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Foto: Search!

Sono diversi anni che lavoro online e la mia esperienza, sia come esperto di pubblicità pay-per-click che come blogger, mi ha portato spesso a pormi la stessa domanda: come è possibile portare al successo un blog (progetto web) di qualità?

La risposta potrebbe apparire scontata – inizia a pubblicare contenuti di qualità e sicuramente i motori di ricerca premieranno il tuo lavoro. Questa affermazione però apre giustamente un nuovo quesito: ma i motori di ricerca premiano la qualità?

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Il loro fine ultimo è quello, il problema però è che sono basati su algoritmi che danno valore alla quantità non di certo al lavoro di creazione di contenuto delle menti più brillanti del nostro pianeta. Semplificando all’osso il funzionamento di questi algoritmi si potrebbe affermare che un sito è tanto più considerato importante quanti più link in entrata riceve da altri siti, ripeto “quanti più“.

Anche se le cose sono in realtà molto più complesse, l’idea di base, il software dei principali motori di ricerca è basato sul concetto di quantità e dato che questo cozza fortemente con il lavoro di studio e revisione che sta realmente dietro alla creazione contenuti web di prima qualità ne risulta che internet è in mano a orde di mocciosi brufolosi che stentano anche a leggere e scrivere nella propria lingua madre.

Ed infatti i blog più “autorevoli” presenti online, parlo in particolare del panorama italiano, sono accozzaglie di articoli di nessuna qualità, decine o centinaia di pezzi messi lì e pagati un tanto al chilo, che dicono niente o poco (scopiazzato nel migliore dei casi da un sito in un’altra lingua) su qualcosa di cui probabilmente l’autore non capisce un cavolo! Tale quantità però “accontenta” i motori di ricerca che sono affamati di “informazioni nuove” da indicizzare e crea inevitabilmente più “passaparola” e quindi più link in entrata e di conseguenza più autorevolezza.

D’altro canto se oggi un “Premio Nobel”, o un “luminare” in una qualsiasi disciplina dello scibile umano, iniziasse a scrivere anonimamente su di un blog le proprie conoscenze rendendole chiare ai più, pubblicando non più di uno o due articoli al giorno (o anche meno), passerebbe quasi sicuramente inosservato al grande pubblico. Per assurdo anche chi fosse alla ricerca proprio di quelle determinate informazioni farebbe fatica a trovarle con una semplice ricerca online, proprio a causa di quella mancanza di “autorevolezza” che però i motori generosamente elargiscono alle “masse“.

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Capisco che non è assolutamente semplice sviluppare un algoritmo capace di valutare la qualità di un sito internet, ma non mi pare che nessuno si stia muovendo in questa direzione perché, come al solito in questo mondo, si pensa sempre e quasi esclusivamente al profitto e questo, come la quantità, non va a braccetto con la qualità… in qualsiasi settore!

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