Psyconegozio – Viaggi nel tempo, alieni e alchimia in un mix surreale

“Psyconegozio” è un romanzo di fantascienza, pubblicato nel 1988, iniziato da Alfred Bester e terminato, dopo la prematura scomparsa di questi, da Roger Zelazny.
L’opera, che risulta quasi un romanzo sperimentale, riesce a mischiare, con esiti imprevedibili, tematiche narrative estremamente lontane e stili diversi; gioca su stereotipi e colpi di scena, crea personaggi assurdi e fantastici, sconvolge le regole standard della narrativa di genere e va, fondamentalmente, solo dove le va di andare.
Ma andiamo con ordine.

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Copertina del libro nella collana “Urania”


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La trama

Alf Noir, lavora per Rigadoon, una prestigiosa rivista americana; gli viene dato l’incarico di indagare sulla “Bottega oscura dello scambia-anime”, a Roma. La bottega stessa è una sorta di leggenda, di cui si sa ben poco, ma di sicuro sembra esserci la premessa per un articolo interessante.
Alf va quindi in Italia a indagare, ma già dalle prime pagine gli eventi prendono una piega inaspettata: l’indagine è rapida e semplice, quando Alf incontra, in un bar, Adam Maser, il proprietaro della bottega che, scopriamo, si chiama in realtà “il Buco Nero”; Adam non fa nessun mistero delle mille stranezze della sua attività, anzi: invita Alf a visitarla, svelandogli con la massima tranquillità la sua storia: Adam viene dal futuro, il suo negozio è in realtà una specie di macchina capace di spostarsi nel tempo e nello spazio grazie a un buco nero racchiuso al suo centro, e la tecnologia che la controlla permette di manipolare la realtà in mille modi diversi; la specialità di Adam – e il motivo per cui lo chiamano “lo scambia-anime”, è quella di barattare, con i suoi clienti, qualsiasi cosa. E intendo letteralmente qualsiasi cosa: tratti di personalità, attributi fisici, talenti, proprietà, pensieri, esperienze.
Il motto del negozio, infatti, è Res Ullius, “qualsiasi cosa”.

Entriamo così in un assurda serie di avventure; Alf diventa intimo amico di Adam e sviluppa un’appassionata relazione con la socia di Adam, Glory e, insieme, i tre viaggiano nel tempo e nello spazio, incontrando un personaggio incredibile dopo l’altro, un dialogo assurdo dopo l’altro, cercando di portare a compimento una grande sfida: aiutare un mago e scienziato, discendente di Cagliostro, a creare un Id-Droide, una creatura artificiale superiore a ogni meraviglia della natura mai vista.

A ogni pagina, i colpi di scena si sprecano uno dopo l’altro, e ogni volta che la storia sembra essersi fatta già abbastanza assurda, ecco che nuovi eventi la stravolgono sempre di più!
Fino all’ultimo, una serie di interrogativi si accumuleranno cercando risposta:
Chi è in realtà Adam, e qual è il suo vero obiettivo?
Da quale mondo futuro viene il Buco Nero?
Cosa ci fanno, nascosti nel Buco Nero, sette cloni di Alf, in animazione sospesa?
Chi è lo strano individuo dai capelli rossi che continua a seguire misteriosamente i tre amici?
E cosa nasconde lo stesso Alf?

Un’opera fuori dagli schemi

Il romanzo venne iniziato, come accennato, da Alfred Bester (1913-1987) che, però, morì prima di vedere la sua opera completata; Bester ebbe una vita difficile e una carriera altalenante, ma la sua bravura non fu mai messa in discussione, e furono gli stessi suoi colleghi, prima ancora degli editori, a volere ardentemente che quella che prometteva di essere una delle sue opere migliori vedesse la luce.
Così, Roger Zelazny (1937-1995), amico e collega di Bester, raccolse la sfida e, messo insieme il materiale, si dedicò alla stesura finale. Il romanzo diventa così, come rileva Greg Bear, una sorta di jam session di due grandissimi autori: le loro incredibili idee e i loro stili, graffianti e impetuosi, si mischiano perfettamente, e ne emerge un’opera inimitabile.

La trama, come accennato, è un fiume di idee in piena: gli eventi si susseguono uno dopo l’altro, e i personaggi che li vivono sono sorprendenti e meravigliosamente irreali.
Niente sembra turbare Alf, che mantiene la pura durezza dei personaggi alla Bogart (sarà un caso che si chiami Noir?), così come Adam possiede il carisma e il fascino di un dio in terra, e l’ingenuo entusiasmo di un terribile bambino.
Citazioni e riferimenti, poi, non si contano: i dialoghi sono infarciti di citazioni perfette di Shakespear e incontriamo, lungo la storia, Edgar Allan Poe, il grande Barnum, Bertrand Russel, il mitologico Uroboro, alieni, demoni, fantasmi, streghe, stregoni e divinità.

La cosa più entusiasmante e avvincente, nella lettura, è avere la sensazione, pagina dopo pagina, che Zelazny perda il controllo sulla sua creatura: gli eventi cominciano a muoversi autonomamente, i dialoghi si fanno sempre più surreali e coinvolgenti, e si ha il divertito stupore di assistere a qualcosa di totalmente impossibile ma perfettamente ragionevole.
Non ci si può che trovare d’accordo con il già citato Greg Bear che, nella prefazione al romanzo, chiarisce esplicitamente come, senza Roger Zelazny e Alfred Bester, non avremmo mai avuto Douglas Adams e Terry Pratchett, i cui stili attingono a piene mani e con grande evidenza da quelli di questi due maestri.
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Giudizio complessivo

Psyconegozio è un libro unico, inimitabile, imprevedibile e affascinante, che strega il lettore pagina dopo pagina.
Lo stile imprevedibile e inarrestabile di Zelazny, che si sposa così perfettamente con le basi di Bester, non riesce a non piacere; alcune illustrazioni minimaliste di Bester stesso, che accompagnano la lettura, sono quel tocco di classe in più che basta a trasformare un “semplice” capolavoro in un libro che un appassionato della fantascienza DEVE avere nella propria libreria a qualsiasi costo.

E voi, cosa offrireste allo scambia anime, e in cambio di cosa?

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