Ogni anno, nel mondo, le attività umane emettono in atmosfera 28 miliardi di tonnellate di CO2, tra i maggiori responsabili del riscaldamento globale.
L’11,5% è causato da automobili e autocarri. Solo in Italia, in questo momento, ci sono più di 36 milioni di automobili, 4 milioni di camion e 5 milioni di moto.
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Il 12 novembre 2009 è stato presentato alla Commissione Europea un rapporto sui gas serra nella Ue: l’Italia è al terzo posto per emissioni (11% del totale) e tra il 1990 e il 2007 sono cresciute del 7%.
Le automobili in particolare sono una delle cause più a contatto con la vita di tutti i giorni. Un’auto a benzina può bruciare anche gas naturale e metano.
Con due vantaggi: primo, ha un costo chilometrico inferiore oltre il 50% rispetto alla benzina. Secondo: riduce praticamente a 0 l’emissione di particolato e fa scendere del 23% l’emissione di CO2.
Per funzionare a metano un’auto deve subire alcune modifiche: deve avere bombole in materiale composito nel baule o, meglio, nel telaio. E deve avere un circuito di alimentazione separato da quello della benzina.
Un’alternativa è l’automobile ecologica ibrida che ha due motori: uno termico a benzina, di tipo tradizionale e uno elettrico a batterie.
L’ultimo funziona in combinazione al primo, per compensarne inefficienza e consumi. Chi guida sa bene che in città serve più benzina perché le continue ripartenze dovute alle code richiedono più carburante: è in queste fasi che interviene il motore elettrico.
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Nei modelli “full hybrid”, come la Toyota Prius, il motore elettrico fornisce il 100% dell’alimentazione fino a quando l’auto viaggia a 50 km/h (limite di velocità in città) per poi far entrare in funzione quello termico.
Autore: Roberto R.
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