Ermete – Tra simboli e segreti

Premessa

Fin da piccolo, ho nutrito una smodata passione per l’occulto, l’esoterismo e l’iconografia in generale; non per il loro valore “sovrannaturale” – sono un razionalista fatto e finito – quanto per ciò che hanno significato per l’umanità nella sua storia.
I simboli, nella cultura umana, racchiudono qualsiasi cosa, fin dagli inizi della nostra storia.

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All’inizio, possiamo immaginare i nostri lontani antenati, UGGA e MUBBA, impegnati nel tentativo di comprendere il mondo che li circondava, per quello che le loro conoscenze permettevano; i poveretti non avevano ancora sviluppato un linguaggio, e avevano, in realtà, preoccupazioni ben più pressanti. Tanto per dirne una, evitare di diventare la cena di un orso. O di una tigre. O di un branco di lupi.
Sì, beh, diciamo pure che lottavano quotidianamente per non diventare la cena di qualcuno. Mentre lottavano per questo, poi, dovevano trovare anche le risorse per essere loro a cenare qualcosa, mentre quei disgraziati conigli, antilopi, cervi e bovini sembravano determinati a evitarlo.
Insomma, una faticaccia.
Eppure, va dato loro credito, trovavano anche le forze di elaborare una più complessa visione del mondo e, cosa ancora più faticosa, comunicarsela tra loro!

Così, in una giornata di pioggia, UGGA si ritrovò bloccato nella sua bella caverna senza null’altro che alcuni sassi acuminati e delle pareti intonse. Ed ebbe l’idea! Tracciò, con fatica enorme, una figura sulla parete.
Una figura dotata di senso! La figura avrebbe contenuto un significato, altri umani avrebbero potuto interpretarla, sarebbe stata codificata, avrebbe racchiuso un messaggio e permesso una comunicazione tra le menti!
Poi, tralasciamo che, verosimilmente, tale prima figura fosse una donnina nuda: è l’intenzione che conta!

Mettendo avanti veloce nel tempo, ecco che l’uomo si ingegnò a creare simboli sempre più complessi, fino alla creazione della scrittura. Eppure, per secoli e secoli, la maggior parte dei messaggi, quelli più importanti, vennero affidati alle immagini, ai simboli, per almeno tre ragioni.

Avanti, toccatemi, su!
Avanti, toccatemi, su!

La prima era la poca diffusione della lettura: leggere e scrivere era un privilegio di pochi, eppure alcuni significati andavano resi di pubblico accesso; da qui, la nascita dei “segnali convenzionali”, simboli il cui significato fosse universalmente noto. Per intenderci, se vedeste un palo con su un teschio a tibie incrociate e tanti fulmini intorno, andreste a toccarlo? Segnali di pericolo, di accoglienza, di augurio, che tutti potevano capire, nacquero così.

L'ichthys
L’ichthys

La seconda ragione era la censura: da molto prima di quanto potreste credere, nacquero culti, tradizioni e regimi che si scontravano tra loro, proibendosi a vicenda. Così, in mote situazioni, l’unico modo in cui un sapere poteva essere trasmesso, era di nascosto, attraverso segni codificati, interpretabili dalle persone coinvolte. Un buon esempio che qualcuno di voi conoscerà: il segno stilizzato del pesce, che le cellule di cristiani, durante le persecuzioni romane, usavano per identificarsi tra loro, il cosiddetto “ichthys”.

Un divieto vale più di mille parole.
Un divieto vale più di mille parole.
Infine, la terza ragione, che è un punto d’incontro tra le prime due: i simboli, spesso, sono più efficaci delle parole; esprimono un concetto esteso in meno tempo, richiedendo meno spazio, e incidendosi più a fondo nell’attenzione della mente umana. Quando si guida, per esempio, indicare verbalmente tutte le istruzioni necessarie alla guida, sarebbe impossibile: in macchina, uno non avrebbe il tempo fisico di leggere tutti gli obblighi o i divieti. Ecco dunque che abbiamo triangoli, cerchi e frecce, figure estremamente stilizzate che codifichiamo e che, in un istante, con un solo colpo d’occhio, ci dicono cose come “Ehi, amico, no, fermati! Guarda che qui devi rallentare, potrebbe esserci uno gnu selvaggio sulla strada! E già che ci sei, ricorda che qui non puoi sorpassare, e che se suoni il clacson sei un cafone!”

Ermete

Già da tempo, come dicevo, coltivo l’interesse per lo studio dei simboli (la cosiddetta semiotica); spesso mi sono trovato a parlare con persone che, pur affascinate dall’uno o l’altro segno, non ne conoscevano il significato, lacuna che erano ansiose di colmare.
E così, un po’ per caso, un po’ ripensando ai nostri amici UGGA e MUBBA (di cui vi racconterò ancora in seguito) ho pensato di creare Ermete, una rubrica in cui parlare, in modo comprensibile e semplice, di simboli e simbolismi, su più livelli, cercando di rispondere ad alcune tipiche domande:

  • Ho sognato un drago con sette teste cavalcato da una prostituta babilonese. Cosa significa?
  • Una misteriosa zingara mi ha letto le carte: sono uscite LA MORTE, L’OMBRA E L’IMPICCATO; mi ha guardato ed è corsa via, urlando “La maledizione delle tenebre!”. Dovrei preoccuparmi?
  • Ehi, ho trovato un antico scrigno maya con sopra un serpente. Significa che devo aprirlo o no?

Con questo intento, svelerò, nei limiti del possibile, il senso dei simboli più comuni del passato, più o meno remoto, su più livelli: il significato “esoterico” (ovvero l’intento “magico” che poteva essere infuso in quel simbolo), quello “psicologico” ed eventuali curiosità storiche.

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Quali simboli?

A questo punto potreste chiedervi (o no, non lo so, non sono un telepate) quali generi di simboli affronteremo qui. La risposta è “qualsiasi”:

  • Segni zodiacali
  • Creature mitologiche
  • Simboli religiosi
  • Elementi alchemici
  • Segnali in codice
  • Figure oniriche
  • Eccetera, eccetera, eccetera.

Nel prossimo post inizierò con un’infornata di testa mia ma non esitate, nei commenti, a chiedere, per il successivo post, le figure che preferite, o a esprimere qualsiasi curiosità! Ricordiamo infatti che ogni simbolo, fondamentalmente, ha un significato che dipende dal contesto; per ora, mi limiterò a un esame del senso “generale” delle cose.
Allora, cominciamo?

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