Furore – Rabbia e determinazione nella Grande Depressione

“Furore” è un romanzo storico di John Steinbeck. Il libro, ambientato nei primi anni ’30 del secolo scorso, è a tutt’oggi considerato uno dei romanzi più importanti del ventesimo secolo, oltre che il romanzo simbolo della Grande Depressione statunitense.

JohnSteinbeck_TheGrapesOfWrath

Immagine: Copertina del libro


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La trama

L’opera è strutturata tra romanzo e storia, a capitoli alterni.

I capitoli storici sono impersonali, e si limitano a raccontare e spiegare, in modo semplice ed efficace, le cause e le conseguenze del fenomeno conosciuto come “Dust Bowl”, una serie di tempeste di polvere che flagellarono gli Stati Uniti durante gli anni ’30; il fenomeno, causato dalla cattiva gestione dei campi, provocò l’inaridimento di estese zone agricole e la rovina di migliaia di famiglie, costringendole a un terrificante esodo in cerca di nuove possibilità. Viene inoltre spiegato come la poca lungimiranza e l’avidità delle banche e delle grandi aziente portò a un drastico peggioramento della situazione.

I capitoli narrativi, che sono quelli che danno vera sostanza all’opera, raccontano il triste esodo della famiglia Joad, una famiglia di braccianti dell’Oklahoma come tante; primo protagonista delle vicende è Tom Joad, il figlio maggiore della famiglia, appena rilasciato dal carcere, che scopre come la propria famiglia, contadina da generazioni, sia ora costretta a lasciare la casa e i campi tanto amati, seguendo vaghe speranze di costruirsi una vita nuova in California.
Inizia così un viaggio difficile e pieno di imprevisti, in cui non si può non imparare a conoscere bene ogni membro della famiglia: ognuno di loro, infatti, non solo rappresenta una diversa prospettiva degli eventi, ricoprendo tutti insieme ogni fascia di età possibile, ma porta anche con sè una serie di problematiche e strane abitudini che non solo arricchiscono il racconto, ma lo rendono anche, in qualche modo, più profondo.
I nonni di Tom, anziani e legati alla loro terra, sono subito distrutti dallo spezzarsi del legame con la loro dimora ancestrale.
Il padre di Tom, Tom Senior, è destabilizzato dal mutamento delle cose: il suo ruolo di capofamiglia viene annientato fin dall’inizio del viaggio; il pover’uomo non ha le competenze tecnologiche utili ora alla famiglia, proprie invece dei più giovani, nè ha una casa su cui regnare; diventa così un membro “passivo” della famiglia, cedendo involontariamente lo scettro alla moglie, che diventa di fatto il motore propulsivo della famiglia: sarà solo la volontà ferrea della donna, in tante parti del viaggio, a permettere a tutti di andare avanti.
Lo zio John, fratello di Tom Senior, ossessionato dai sensi di colpa e in perenne lotta con il demone dell’alcol.
Mosè, fratello maggiore di Tom, mansueto e taciturno, nato con alcune complicazioni cerebrali.
Rosatè, la terzogenita, neosposina incinta, che a causa della sua condizione si comporta spesso in modo egoistico e capriccioso.
Al, il fratello adolescente, esperto di motori e facilmente distratto dalle ragazze, che vediamo progressivamente passare da adolescente a giovane uomo.
I due bambini della famiglia, i piccoli Ruth e Winfield, che insieme sono testimoni confusi degli eventi e involontari artefici di alcune scelte fondamentali della famiglia.
Infine vi è Casy, l’ex predicatore, che pur non appartenendo alla famiglia, si unisce ad essa condividendone buona parte delle vicissitudini. Casy è un personaggio particolare – è di levatura culturale nettamente superiore a quella dei personaggi che lo circondano, e in certi passaggi sembra quasi una sorta di allegoria umanizzata del messia cristiano.

I Joad dovranno affrontare un lungo, terribile viaggio, reso tanto più duro dal fatto che i suoi protagonisti non ne comprendono appieno tutte le implicazioni, nè hanno alcuna certezza sulla propria meta.
Insieme, hanno una sola speranza: trovare un posto che possano nuovamente chiamare “casa”.

Critiche storiche

Steinbeck scrisse “Furore” in soli cinque mesi tra il 1938 e il 1939, quando la popolazione degli Stati Uniti stava ancora lottando per riprendersi completamente dalla Grande Depressione. L’autore iniziò la composizione dell’opera partendo da idee differenti, che mutarono continuamente durante la stesura, fino al suo risultato conclusivo.
L’intento di critica sociale di Steinbeck è evidente, nell’opera, la qual cosa espose autore e libro ad aspre critiche, prima delle quali di idelogia “comunista” – il che equivaleva, negli Stati Uniti del tempo, a un’accusa grave quanto vaga.
Molte critiche vennero infatti dalle accuse esplicite che Steinbeck lanciò alle grandi imprese, alle banche e alle scelte inefficaci e tarde del governo statunitense; alcuni critici provarono a smentire tali accuse, provando a insinuare che la prospettiva del romanzo era esagerata, e che la sua narrazione avesse aggravato la realtà dei fatti; tuttavia queste illazioni non ressero alla prova della storia: di fatto, come moltissime fonti storiche e giornalistiche dimostrarono, Steinbeck aveva di fatto creato un ritratto dolorosamente verosimile alla realtà storica dei fatti.

Alcune note

Una dissertazione completa sull’opera richiederebbe molto più tempo e spazio di quelli che voglio prendermi qui: per stile e contenuti, “Furore” è una miniera da esplorare approfonditamente; tuttavia la maggioranza delle edizioni presenti sul mercato è arricchita da una corposa premessa che dovrebbe soddisfare anche i più curiosi.

Una nota a parte va fatta per la traduzione in italiano; purtroppo, fino al 2013, l’unica edizione italiana disponibile è stata quella del 1940, tradotta da Carlo Coardi; questa versione del romanzo fu danneggiata dai vari rimaneggiamenti dovuti alla pesante censura all’epoca vigente in Italia, imposta dal partito fascista. A questo si aggiunge che, a quel tempo, la traduzione di un libro tendeva a non rispettarne pedissequamente la struttura, modificandola in modo più o meno libero a seconda dei capricci del traduttore – la stessa sorte ha influenzato, in modo talvolta catastrofico, altri capolavori della letteratura straniera di quel tempo, un esempio tra tanti “Il signore degli anelli”, in cui ogni termine folkloristico e ogni nome sono stravolti in modi assurdi e improponibili.
Queste modifiche le vediamo a partire dal titolo, che passa da “The grapes of wrath” (letteralmente. “I grappoli dell’ira”) a “Furore”.
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Giudizio complessivo

Il libro è avvincente e coinvolgente. La narrazione storica è accurata e affascinante, e le narrazioni dell’esodo dei Joad hanno uno stile diretto e d’impatto, che colpisce con forza.
Mantenendo fede al titolo, molte parti del racconto non hanno difficoltà a suscitare una profonda rabbia nel lettore: rabbia per la stupidità umana, rabbia nel realizzare che ciò che si legge è avvenuto davvero, rabbia di fronte all’impotenza dell’uomo di fronte a mostri virtuali creati da esso stesso.
Lo stile, come ho accennato, è molto immediato: non è una lettura pesante nè ostica nemmeno per chi non è un lettore consumato, pur mantenendo un magistrale standard di qualità.
L’opera è consigliatissima per tutti.

E voi, se vi strappassero la casa in cui siete sempre vissuti e il mondo che conoscete crollasse intorno a voi, cosa fareste? Vi arrendereste, o reagireste?

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