The Host – film di Andrew Niccol tratto dal romanzo di Stephenie Meyer (Twilight)

The-host-posterLa nostra Terra… un pianeta senza guerre, senza povertà, senza malattie… un luogo dove tutti vivono cordialmente condividendo tutto, le mensogne non esistono, nei supermercati si fa la spesa gratis e per strada tutti rispettano i limiti di velocità. L’umanità ha raggiunto un alto grado di evoluzione? Assolutamente no! È stata una razza aliena ad impossessarsi degli esseri umani e a modificare in meglio (?) la nostra società.

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La trama del film

Le “Anime“, così si fanno chiamare, sono degli esserini luminosi con tante zampette, grandi quanto una mano di un adulto. Somigliano un po’ ai batteri flagellati, tipo salmonella, ed entrano nel sistema nervoso degli esseri umani tramite un taglietto nella parte posteriore del collo. Così prendono il controllo del corpo dell’ospite (da qui il titolo del film e del romanzo), rendendone la pupilla luminosa, unico segno distintivo fra umani e alieni. Ma… c’è sempre un “ma”… non sempre questo “uccide” l’anima, i pensieri, le emozioni dell’umano posseduto.

Ma la nostra specie è dura a morire e gruppi di ribelli continuano a nascondersi sfuggendo ai “cercatori”, una sorta di corpo militare/di polizia necessario alle “Anime” appunto per sedare gli ultimi focolai di resistenza. Melanie, una superstite, è in fuga insieme al fratello undicenne Jamie e al ragazzo Jared; viene però catturata e le impiantatano un’aliena che si fa chiamare Viandante… inizia così un complesso conflitto interiore e fisico fra “l’anima” di Melanie e “l’Anima” di Wanda (come verrà successivamente chiamata).

Il messaggio un po’ confuso

Avevo una grossa aspettativa in “The Host” soprattutto dopo aver visto poco prima sia Gattaca che In Time dello stesso regista, Andrew Niccol. Non avevo capito però che in questo caso il soggetto è ispirato a un romanzo di Stephenie Meyer, l’autrice della serie di Twilight. Che è anche produttrice del film. Adesso non è che voglia giudicare la scrittice e la levatura della sua “telenovela” sui vampiri, soprattutto perché non ho letto né visto la saga (e non credo lo farò mai, ho cose più interessanti da “gustare”), ma tendo a fidarmi del giudizio di uno scrittore come Stephen King, il quale ha affermato che: “Sia Rowling che Meyer parlano direttamente ai giovani. La vera differenza è che Rowling è bravissima, mentre Meyer non è tanto brava. È chiaro che lei sta scrivendo ad una nuova generazione di ragazze e si trova in una botte di ferro trattando argomenti come sesso e amore in quei libri” (fonte Wikipedia).

Non posso negare che il film mi è piaciuto ma alla fine mi ha lasciato una strana sensazione, un messaggio riesce a comunicarlo ma è un po’ confuso e personalmente non sono riuscito bene a decifrarlo. La perfetta società delle “Anime” ed il loro rapporto assolutamente sincero è vista come un bene o un male? Gli esseri umani sono inevitabilmente inferiori agli alieni o in fondo alla nostra anima c’è qualcosa di divino? È possibile, è lecito desidare, un mondo perfetto come quello visto in “The Host” o il film vuole dirci esattamente il contrario?

Le risposte possiamo trovarle solo dentro di noi, io sono ottimista e credo che per l’Umanità sia inevitabile arrivare passo dopo passo ad un mondo sempre più “utopico”; nonostante che quello che ci fanno vedere in TV sia così disastroso… quasi vogliano instillare in noi la paura del domani. Ma cosa possiamo fare singolarmente? Siamo troppo piccoli ed insignificanti? Assolutamente no, ma dobbiamo darci da fare ed essere “il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo” (Mahatma Gandhi).

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Conclusioni

The Host è un film più che sufficiente, la mano del regista si vede, anche se è un po’ “disordinato“. Lo consiglio sia agli appassionati di fantascienza, che sicuramente troveranno interessanti spunti di riflessione; sia a chi vuole semplicemente godersi una intensa storia d’amore, rischiando addirittura di assorbire idee più profonde.

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