La sorgente di Nos – Il miracolo

“La sorgente di Nos – Il miracolo” è un romanzo fantasy scritto dall’italiano Renato Turini, pubblicato nel 2007. Ed è certamente il peggior libro che io abbia mai letto.

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Immagine: Copertina del libro

La trama

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Per tutto il libro, la trama non è molto chiara.
La storia è ambientata in un mondo immaginario vagamente medievale.
In particolare, la storia ha inizio nel villaggio di Im, nelle cui vicinanze ha luogo la sorgente di Nos (una divinità locale); bevendo le acque di questa sorgente, gli abitanti del villaggio possono acquisire temporaneamente dei poteri magici a prezzo, a quanto pare, di alcune alterazioni della loro mente.
Elixam, un bambino del villaggio, è il protagonista della storia: intuendo che i poteri della sorgente stanno corrompendo la gente del suo villaggio, egli decide di opporsi a tale usanza, aiutato da Otaner, un misterioso ragazzo dalle origini incerte.
Attraverso una serie di vicissitudini, Elixam incontra una fazione di ribelli, ai quali si unisce, iniziando un viaggio che ha, come obiettivo, distruggere il potere malefico della sorgente.

Una storia confusa

Voglio chiedervi scusa se la trama, così presentata, non è particolarmente eloquente; qualcuno potrebbe trovarla vaga e inconcludente.
In mia difesa, posso solo dire che è quanto di più chiaro abbia potuto scrivere.
La storia si sviluppa in modo confuso, l’autore abbozza e improvvisa sequenze che non sempre si collegano chiaramente le une alle altre; le vicissitudini che segnano l’avventura di Elixam sono nebulose e incongruenti e, per tutto il libro, non è nemmeno ben chiaro, al lettore, QUALE, di fatto, sia il fine di tale avventura: non è chiara l’origine di quest’acqua magica, non è chiaro il modo in cui corrompe chi la beve, non è chiaro lo scopo dei “ribelli” cui Elixam si unisce.
Inoltre, in modo quasi estemporaneo, si intreccia al racconto una storia d’amore: compare, non è ben chiaro da dove, una bambina, della quale Elixam si innamore. Forse.
Le sequenze si alternano in modo sfumato, senza una continuità apparente, e spesso i personaggi dicono e fanno cose apparentemente casuali.
In sostanza, la trama stessa dell’opera è il suo primo grande punto debole. Primo ma, putroppo, non unico.

Questioni di stile

Se il contenuto dell’opera è incerto e ingenera confusione, la sua forma riesce a essere addirittura peggiore.
Intendiamoci: nessuno meglio di me sa quanto sia difficile scrivere un’opera priva di errori.
I refusi sono sempre in agguato: gli errori di stampa sono imprevedibili e le piccole distrazioni, nella stesura di un’opera, sono fin troppo facili a farsi.
Eppure, c’è un limite a tutto.
Innanzitutto, lungo l’opera si inciampa in degli strafalcioni grammaticali imbarazzanti. Ma fin qui, si potrebbe chiudere un occhio: i refusi grammaticali sono responsabilità dei correttori di bozze e degli editori.
Tuttavia incontriamo un’impaginazione, una formattazione e uno stile di scrittura inguardabili, e per quelli non trovo scusanti.
I dialoghi sono sviluppati come in una sceneggiatura teatrale: quando dei personaggi stanno per parlare, viene riferito che ha inizio il dialogo, seguito, in una formattazione particolare, dai loro nomi seguiti dalle rispettive battute. In una sceneggiatura la cosa sarebbe fattibile, ma in un romanzo è a dir poco inaccettabile!
I tempi sono spesso incongruenti: la maggior parte dell’opera è scritta al tempo presente – scelta di per sè coraggiosa, ma assolutamente inelegante e fuori luogo – con distorsioni al passato sparse qui e lì.
I pensieri sono sempre scritti in grassetto, e si fa un uso improprio e, anche qui apparentemente casuale, del corsivo.
Insomma, la formattazione pare eseguita da qualcuno che ha sentito parlare dei romanzi, ma che non ne ha mai letto uno.
Infine, lo stesso stile di scrittura è mediocre a voler essere molto generosi: le descrizioni dei personaggi e degli ambienti, la stesura delle sequenze, le introduzioni del contesto, tutto quanto.
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Citazioni inappropriate

La prima cosa che mi ha urtato, leggendo, è stata la dichiarazione dell’autore di essersi ispirato, nella creazione e stesura della sua opera, alla nota saga di videogiochi “Final Fantasy”. Ora, io sono un grande fan di tale saga, e devo dirlo: questo romanzo non ha niente a che vedere con quella serie, se non alcune figure prese e incastrate, in modo totalmente incoerente, in questa storia, a partire dal “chocorobot”, una specie di uccello meccanico venuto dallo spazio.

Giudizio conclusivo

“La sorgente di Nos” è un brutto libro.
Mi dispiace di essere cattivo: è il libro di esordio di un autore italiano nel fantasy; il genere mi è caro e, in quanto scrittore alle prime armi, vorrei poter sostenere un mio collega.
Ma sono anche un appassionato lettore, e non posso chiudere gli occhi per solidarietà.
La trama è vaga e stesa malissimo, lo stile varia dal mediocre al brutto, i personaggi sono caratterizzati orribilmente, l’impaginazione e la formattazione sono pessimi.
È un libro che non posso consigliare a nessuno; posso solo sperare che l’autore, se vorrà scrivere una nuova opera, si premuri prima di leggere più romanzi e di farsi un’idea più chiara di come si sviluppa una storia.

Scrivere è un gioco. Il problema sono le regole.

Una risposta a “La sorgente di Nos – Il miracolo”

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