Le olimpiadi dei Robot

Olimpiadi dei Robot

Foto: Robot at the British Library Science Fiction Exhibition

Durante gli allenamenti non sudano e non mangiano. Se si rompono qualcosa, hanno pronta una squadra di assistenti in grado di sostituire la parte danneggiata. E tra una gara e l’altra non devono riposare, al limite, ricaricano qualche batteria in laboratorio.

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Non sono umani, ma umanoidi: sono i robot protagonisti di gare simili a quelle che i “colleghi” fatti di ossa e muscoli affrontano durante le Olimpiadi. Si scontrano in competizioni sparse in tutto il mondo e sono persino in grado di realizzare record del tutto impossibili agli esseri umani.

Ma non hanno soltanto l’obiettivo di diventare sempre più “simili” ai loro creatori nella corsa, nella lotta, nelle arrampicate, sono la punta di diamante della ricerca nel campo dei macchinari.

Grazie al loro sviluppo, infatti, la tecnologia delle macchine evolve permettendo nuove esplorazioni, risolvendo problemi costruttivi e spingendo alla creazione di nuovi materiali. Non a caso sono spesso le università di tutto il mondo a sfidarsi nelle competizioni “senza persone”.

Lo sviluppo più vicino all’automazione è forse quello della guida: lo sanno bene gli organizzatori della Darpa Grand Challenge, voluta dal dipartimento della Difesa Usa. Nel 2007, la terza edizione ha visto sfidarsi su 96 km nella città di Victorville (Usa), automobili guidate solo da computer e sistemi robotizzati.

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E oggi, il team italiano guidato da Alberto Broggi, docente di visione artificiale all’Università di Parma, è impegnato nella Intercontinal Challenge: 13000 km di guida automatizzata da Milano a Shanghai.

Articolo ispirato ed elaborato da Focus (n.217 11/2010)

Autore: Roberto R.

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