L’orco attaccabrighe

C’era una volta un giovane orco, permaloso e litigioso, di nome Gino.
A questo giovane orco piaceva più di tutto fare a botte, drogarsi, fare a botte e uscira la sera per locali, cercando scuse per fare a botte.
[ad name=”Google Adsense 336×280 ED”]
Un giorno, l’orco Gino capitò per sbaglio a una festa importante: il re del paese, Gianbergo

L'orco Gino vestito per la festa.
L’orco Gino vestito per la festa.

IVI, aveva infatti dato un grande ricevimento in onore della figlia, la principessa Cunegonda, che compiva quel giorno quasi diciannove anni; per cotale ragione, al grande palazzo erano stati invati tutti i personaggi di spicco del reame, tranne Mariagesualda, la figlia del mugnaio, che quella non la sopportava nessuno.
Comunque, Gino si trovò per sbaglio, come detto, a partecipare al gran ricevimento; inizialmente, l’orco si sentì a disagio: cosa ci faceva uno grosso, brutto, puzzolente e fetente come lui in un posto così?

Ben presto, però, Gino scoprì che nessuno sembrava notarlo: tutti erano infatti troppo presi a osservare e giudicare l’orribile abbinamento scarpe-borsetta della principessa Cunegonda. Così, l’orco potè rilassarsi e ballare e socializzare; fu così che Gino scoprì come ci si potesse divertire a una festa anche senza drogarsi e maciullare la gente a pugni e calci.

L’orco si riuscì a inserire tanto bene, che per la fine della serata si trovò fidanzato con la contessa Priscilla, signora di Orviento e Vienna; tra i due la scintilla scattò all’istante, e in capo a un anno i due si sposarono. Si potrebbe dire che fosse amore a prima vista, ma la verità è che la povera contessa era cieca e non si accorse della natura di Gino.

I due vissero un felice matrimonio, ebbero tredici figli e un ferro da stiro, ma un brutto giorno, tragedia!, un raggio magico sparato per sbaglio da un mago colpì la contessa rendendole la vista!
La donna, scoperto che il marito era un orco, ebbe uno shock terribile, ma prima che potesse chiedere il divorzio, arrivò un drago che mangiò tutti.

E vissero tutti felici e contenti, dove tutti erano il drago.

[ad name=”Google Adsense 336×280 ED”]

MORALE

La morale della storia è che non bisogna mai far finta di essere ciò che non si è, o di non essere ciò che si è, o di essere ciò che non si sa di non essere, o di non essere ciò che non si è stati sapendolo, o di non sapere ciò che vorremmo non essere stati.
E che i draghi sono parecchio bastardi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.