PANDORA – Capitolo 1

Uno

nuovalon073
Lo stranierò arrivò al Vecchio Patibolo al fosco chiarore della seconda luna, Phomora. Giunse cavalcando un vecchio destriero ossuto, una bestia emaciata e fiacca, con occhi opachi e zoccoli scheggiati.
Sceso da cavallo, trascinò la povera bestia sul retro del locale, dove subito un ragazzo gli venne incontro; il giovane, vedendo la fosca figura dello straniero, esitò solo per un istante: per quanto l’aria del nuovo venuto fosse ambigua e poco rassicurante, al Vecchio Patibolo arrivava, ogni giorno, gente da ogni luogo, e tanto spesso si vedevano avventori molto, molto più inquietanti di questo. Prima che il garzone potesse dire nulla, lo straniero gli allungò le redini dell’animale dicendo, con voce bassa e cupa:
– Tieni, fanne ciò che vuoi.
Il ragazzo, preso in contropiede, balbettò, incerto:
– Ma, signore, c-cosa? Vuole che me ne curi io mentre lei…?
Lo straniero, volgendosi rapidamente verso l’entrata del locale, disse seccamente:
– Non mi importa, a me non serve più. Mi ha portato fin qui, e tanto mi basta. Tienilo, vendilo, mangialo. Non mi riguarda.
Detto ciò, si mosse, con passo solo vagamente zoppicante, verso la larga porta spalancata del Vecchio Patibolo, mentre il ragazzo lo fissava a bocca aperta. Era abituato a strani viaggiatori, a feccia vagabonda, e la quantità di costoro che indossavano larghi e laceri mantelli neri era impressionante. Anche i cappucci calati sul volto si sprecavano. E certo sguardi raggelanti ne aveva ricevuti, nei tanti anni da che lavorava in quel bizzarro posto.
Ma quegli occhi… rabbrividì, e portò via il cavallo, chiedendosi cosa farne.
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All’interno del Vecchio Patibolo, regnavano, come al solito, frastuono e disordine: una cacofonia di lingue e dialetti si mischiava allegramente, gli odori più disparati lottavano tra loro per prendere il sopravvento, svariati cantori cercavano di rallegrare l’atmosfera intonando una moltitudine di diverse canzoni e ballate contemporaneamente e diversi ubriachi completavano la scena.
Quando lo straniero si stagliò sulla soglia, il rumore calò per qualche istante, mentre decine di teste e quasi altrettante paia d’occhi si voltavano in quella direzione; per alcuni secondi, si creò un fragile silenzio di esitante indagine. Dopo che lo straniero ebbe fatto qualche passo all’interno, però, si diresse con passo malfermo verso un tavolo, sedendosi in silenzio, e subito la confusione tornò a regnare.
Il nuovo venuto si sistemò alla meglio all’unico tavolo libero, piccolo e scheggiato, incastrato in un angolo, guardandosi attorno con circospezione. Quello che aveva sentito era vero: il Vecchio Patibolo ospitava, ininterrottamente, feccia di ogni tipo; allo sguardo allenato dello straniero, era fin troppo facile catalogare i presenti; alcuni, poi, li riconobbe subito dalle taglie che aveva visto affisse lungo la sua lunga, difficile strada.
A quel tavolo, nell’angolo, sedevano i fratelli Kordos, ricercati per aver dirottato un cargo di materiali fissili, rivenduti poco dopo sul mercato nero.
A quel grande tavolo stavano giocando a carte, ridendo e scherzando: un noto pezzo grosso del mercato clandestino d’organi, responsabile della fine ignominiosa di centinaia di poveracci ogni anno; un killer professionista, dato per morto in sette diverse occasioni; due mercenari famosi perché, durante un’incursione disperata, provocarono il collasso di una colonia sottomarina, con la morte di tutti i suoi abitanti; un negromante ossuto, la cui arte oscura aveva scatenato l’epidemia che aveva sterminato un intero pianeta.
E tutto intorno, la qualità della clientela non migliorava di molto.
Lo straniero si guardò attorno in silenzio, in attesa, fino a che una servetta lo raggiunse, chiedendogli, con aria annoiata, cosa gradisse. Lo straniero la guardò negli occhi, facendola trasalire, e mormorò:
– Sto cercando il Chiacchierone. Mi hanno detto che si trova qui. Devo parlare con lui.
La ragazza esitò solo un momento, poi, senza dire nulla, raggiunse il bancone, parlando con il barman, un uomo alto e muscoloso; i due confabularono per un po’, poi lui chiamò a sé un ragazzo che stava lì vicino, e lo mandò di corsa fuori da una porta laterale.
Intanto, il viavai incessante del locale proseguiva: mercenari, assassini, briganti, investigatori, vagabondi e quant’altro entravano e uscivano senza sosta. In fondo, era comprensibile: il Vecchio Patibolo sorgeva al centro proprio al centro della grande vallata su cui si aprivano Grandi Portali, i megalitici varchi, creati eoni interi nel passato, da popoli ormai dimenticati, che collegavano il miserabile mondo che li ospitava ad altre regioni, immensamente lontane nel tempo e nello spazio. Non si ricordava chi li avesse eretti, o perché, ma ora erano la rapida via d’accesso per gente di ogni sorta, per spostarsi attraverso mondi lontani per i propri scopi.
Lo straniero attese pazientemente per un po’, continuando a restare immobile al suo posto; finalmente, il ragazzo tornò e, dopo un breve scambio di frasi con il barman, raggiunse lo straniero, facendogli cenno di seguirlo; i due andarono così sul retro del locale, passando attraverso una porta ben celata, trovandosi in un largo retrobottega malamente illuminato. Qui, seduto a un largo tavolo, c’era un uomo grasso e tarchiato, dall’aria sudicia, che fissò il nuovo venuto con occhi piccoli e umidi. Ai lati della stanza, seduti su casse e barili con aria pigra, c’erano sei uomini dall’aria pericolosa, evidentemente le sue guardie del corpo. Il ragazzo se ne andò in fretta, e lo straniero, dopo un rapido cenno dell’uomo, sedette al tavolo.
– Dicono che mi cerchi. Chi sei e cosa posso fare per te? Sei qui per vendere, o per comprare?
Lo straniero si guardò lentamente attorno, poi portò lo sguardo sul suo interlocutore, rispondendo con voce atona:
– Comprare. Sto cercando una persona, e ne ho seguito le tracce fino a qui, ai Grandi Portali. So che questa persona è passata di qui, e so che ha preso uno dei Portali, ma non so quale. Mi hanno detto che se c’è qualcuno che può darmi queste informazioni, sei tu.
Il Chiacchierone giunse le mani, sorridendo appena, e rispose:
– Vieni subito al punto, eh, viaggiatore? Certamente. Se qualcuno arriva ai Grandi Portali, io lo vengo a sapere. Se qualcuno passa per il Vecchio Patibolo, io lo vengo certamente a sapere. E se qualcuno entra o esce dai Grandi Portali, io lo vengo inevitabilmente a sapere. Chi è la persona che cerchi?
– Ha l’aspetto di un bambino umano, di circa sei o sette anni.
Subito, il Chiacchierone si raddrizzò lentamente, prestando più attenzione.
– Non vengono molti bambini, da queste parti: la zona dei Grandi Portali è pericolosa, e il Vecchio Patibolo lo è particolarmente. Tuttavia, qualche volta capita che qualche vagabondo disperato si porti appresso i figli.
Con voce sempre più fredda, lo straniero interruppe l’altro, dicendo:
– Questo non è il figlio di nessuno. Ho detto che sembra un bambino. È pallidissimo, con occhi e capelli neri come petrolio. Viaggia insieme a un grosso cane grigio, brulicante di vermi. E al suo passaggio, la morte non si fa mai aspettare.
Il chiacchierone strinse gli occhi, pensieroso.
– Sì, – disse infine – uno così è passato da qui. E posso chiederti chi sei, e perché lo cerchi?
– Credevo che il Chiacchierone elargisse informazioni, non domande. – rispose seccamente lo straniero, muovendosi appena sulla sua sedia. Il chiacchierone lo osservò meglio, poi rispose:
– Hai ragione, ma sono un uomo molto curioso. Non importa, se puoi pagare. Cosa offri, per queste informazioni?
Senza dire nulla, lo straniero frugò sotto il mantello, tirando poi fuori una vecchia borsa; il Chiacchierone osservò con aria indagatrice il magro braccio e la mano sottile dello straniero, completamente avvolti in spessi e consunti panni neri. Dalla borsa, lo straniero tirò fuori una manciata di pietre.
– Gemme iridescenti di Alchyar.
Le pietre erano quattro, lucenti e fantastiche; ognuna di esse valeva abbastanza da vivere nel lusso per anni. Sul volto del Chiacchierone si dipinse un sorriso viscido.
– Molto bene, straniero. Mi sembra un prezzo onesto. Il bambino che cerchi è stato qui dieci giorni fa; me lo ricordo bene perché anche lui ha cercato informazioni da me, e ha pagato molto generosamente. In effetti…
Il Chiacchierone fece un cenno con la mano: immediatamente, tre dardi tonanti colpirono lo straniero, scaraventandolo contro una parete; le guardie del corpo si erano alzate, e mentre tre ricaricavano in fretta le loro armi, le altre tre si diressero con passo cauto verso il corpo dello straniero, avvolto dalle fiamme. Il Chiacchierone, sghignazzando, si sfregò le mani, raccogliendo le pietre dal tavolo; amava troppo il suono della sua voce per contenersi, e continuò il discorso:
– In effetti, come dicevo, mi ha detto che qualcuno lo avrebbe cercato. Qualcuno di molto pericoloso. E mi ha pagato il triplo di te perché ti uccidessi, appena ti fossi palesato.
Il Chiacchierone mise le gemme in tasca e si avviò lentamente verso la porta, quando qualcosa lo urtò gettandolo a terra; ci mise qualche secondo a realizzare che era il corpo dei una delle sue guardie. Mezzo secondo dopo, il corpo di una seconda guardia volò violentemente contro la porta della stanza, schiantandosi con un rumore atroce. Il Chiacchierone si voltò a mezzo, terrorizzato, e vide le fiamme spegnersi lentamente, e da esse emergere lo straniero, con il mantello e i panni parzialmente bruciati, abbastanza da rivelarne parte del corpo.
La terza guardia sparò il suo dardo, ma lo straniero mosse rapidamente un braccio, deflettendo il colpo contro un altro nemico; poi, con un salto di alcuni metri, piombò addosso a colui che aveva aperto il fuoco, trapassandone il petto con una mano.
Gli uomini caddero uno dopo l’altro, senza avere il tempo di lanciare un grido; l’ultimo rimasto gettò l’arma a terra, cadendo disperato in ginocchio. Lo straniero si voltò appena, estendendo un braccio, dal quale si liberò un lampo scarlatto: un istante, e il mercenario non fu che un mucchietto di cenere. Avanzò, liberandosi del mantello fumante, e il Chiacchierone poté vederlo meglio: la pelle dello straniero era argentata, percorsa da sottili vene nere; il volto era segnato da una rete intricata di cicatrici, interrotte dagli occhi, stretti e feroci: due iridi bronzee si fissarono sul chiacchierone, mentre lo straniero si piegava su di lui. L’uomo, terrorizzato, ebbe un’intuizione:
– Tu sei un Perduto! Non è possibile, la tua gente è estinta!
Il Perduto afferrò il Chiacchierone per le braccia, sollevandolo senza sforzo; l’uomo strinse i denti per il dolore, cercando debolmente di dibattersi.
– Lo è: io sono l’ultimo. Hai una seconda opportunità, umano: dov’è andato il falso bambino? Dimmelo, e avrai sia le pietre che la vita.
Il Chiacchierone esitò per un istante, fissandolo negli occhi, così antichi e terrificanti; capì che mentire non gli sarebbe valso a niente, quindi, con un gemito, rivelo per quale Portale il falso bambino era andato via. Il Perduto lo osservò negli occhi solo per un istante, poi lo lasciò cadere a terra. Raggiunse uno dei guerrieri privi di vita, togliendogli il soprabito, che indossò, quindi fece due passi verso la porta, poi si fermò; voltandosi verso l’uomo disteso e terrorizzato, disse:
– Ti regalerò un’informazione, piccolo uomo, dato che sei curioso. Il falso bambino è l’araldo della morte, ed è per causa sua che il mio popolo ha smesso di esistere. Io lo troverò, e lo distruggerò. Che questo ti sia di monito nel tenere a freno la tua avidità, uomo.
Ciò detto, il Perduto raggiunse la porta: era stata chiusa dall’esterno, ma con un rapido movimento della mano, la serratura e la maniglia divennero una chiazza incandescente sul pavimento, e se ne andò. Il Chiacchierone, mettendosi lentamente a sedere, soppesò per un momento l’idea di chiamare a raccolta gli altri suo uomini e fermarlo, ma l’idea durò meno di un secondo.
Con un sospiro, incredulo di essere ancora vivo, il Chiacchierone cadde svenuto.

Continua nel capitolo 2, dove…

1. Dove si è diretto il falso bambino?

nuovalon062Il falso bambino ha attraversato il Portale per un mondo labirintico, di trame e complotti.
nuovalon063Il falso bambino ha attraversato il Portale per un mondo pacifico, ignaro degli eventi che stanno per verificarsi.
nuovalon064Il falso bambino ha attraversato il Portale per un mondo devastato dalla guerra e preda del caos.
nuovalon065Il falso bambino ha attraversato il Portale per un mondo di cui non si sa niente.

2. Chi sarà protagonista?

nuovalon062Ancora il Perduto che prosegue senza quiete nella sua caccia.
nuovalon063Un’intrepida piratessa!
nuovalon064Un ragazzino ignaro di tutto.
nuovalon065Un’investigatrice extramondo.

3. Sarà presente:

nuovalon062Un drago.
nuovalon063Una banda di improbabili furfanti.
nuovalon064Un commesso viaggiatore finito in grossi guai.
nuovalon065Il Destino e la Morte.
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0 Risposte a “PANDORA – Capitolo 1”

  1. 1. C
    2. A
    3. C

    UUUUUH!! Mi piace! I personaggi misteriosi mi appassionano tantissimo ! *-*
    BRAVO ELI!

  2. Non mi piacciono le storie a bivi. Preferisco fidarmi della fantasia dell’autore che dovrà dimostrarsi immune ai consigli e assumersi le responsabilità delle proprie scelte.

  3. Sono in ritardo per votare, ma è una storia avvincente!
    Come sempre del resto! Quindi voterò a partire dal capitolo 10.
    Comunque se fossi stato in tempo qui avrei rispsto D – C – B.

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