Serie TV One Piece: il Live Action di Netflix è all’altezza dell’opera di Oda?

Avevo ricominciato a leggere (il manga) e vedere (l’anime) One Piece dall’inizio solo pochi mesi fa con mia figlia di quasi 9 anni, questo mi aveva ispirato a scrivere una serie di articoli sull’esoterismo di cui è intriso il capolavoro di Oda. Quando fu annunciato il Live Action su Netflix abbiamo aspettato trepidanti il 31 agosto sapendo che sarebbe stata l’occasione giusta per far appassionare alla serie anche mio figlio e mia moglie, e così (in parte) è stato.

Purtroppo l’estate mi ha “distratto” un po’ dalla scrittura ed è da Luglio che non riesco a pubblicare un nuovo articolo su questo blog, non che sia un dovere farlo, ma ho piacere di scrivere, nei miei tempi, un articolo per ogni volume di One Piece e intendo continuare nelle prossime settimane e mesi. Ma adesso vorrei dire la mia sulla serie tv appena lanciata da Netflix.

Aspettative

È risaputo che per non essere delusi (da qualsiasi cosa, evento o persona) è meglio non farsi aspettative. In questo caso però è stato difficile non farsi trasportare dai vari commenti, pro e contro, che si sono susseguiti dal primo teaser in poi. Comunque sono rimasto in fiduciosa attesa di poter godere della trasposizione televisiva di One Piece, avendo poi appena ri-letto e ri-visto l’opera, i passaggi fondamentali del primo arco narrativo, quello del mare orientale, erano chiari e vividi.

Impressioni a caldo

Abbiamo visto la serie in quattro sere, ogni episodio ci ha divertito e intrattenuto ed è stato difficile, da genitore, mandare a letto i bambini, perché alla fine di ogni puntata la voglia di incominciare la successiva era forte, in me quanto in loro.

Le prime emozioni che mi ha trasmesso sono sicuramente positive, la serie mi è piaciuta e poterla condividere con le persone care è stato bellissimo, avevo diciotto anni quando è uscito il volume 1 in Italia, ne sono passati ventidue e appena superata la soglia degli “anta” poter rivivere quelle emozioni con i propri figli è stato impagabile.

Al netto delle differenza con il manga e l’anime (che ogni volta tenevo a specificare durante la visione, insieme a mia figlia che le spiegava orgogliosa alla madre e al fratello maggiore) il live action è bello, è godibile e nel complesso ha saputo trasporre fedelmente la storia originale sul nuovo medium.
Mio figlio, che non aveva mai voluto “intraprendere” questa avventura con me e la sorellina, appena finito l’episodio 8 ha detto: “adesso ci vediamo il cartone?”.

Così io e mia figlia con infinito piacere e con l’aiuto di qualche video gli abbiamo fatto un riassunto spiegandogli le differenze più significative di questa prima stagione e abbiamo ripreso insieme la visione dal secondo arco narrativo, la saga della Baroque Works.

Non so se qualcuno di voi lettori è genitore, può darsi dato che One Piece è “figlio” della mia generazione (quella che si è emozionata con “I Cavalieri dello Zodiaco”, “Ken il Guerriero”, “Dragon Ball”, …, i quarantenni di oggi, per intenderci, la generazione Y, i millenials) e dedicato a quella immediatamente successiva (i ventenni e i trentenni di oggi, la generazione Z), ma poter condividere del tempo con i propri figli (la generazione alpha [α]) guardando insieme One Piece e poi parlarne è semplicemente bellissimo e appagante.

Impressioni a freddo

Parliamo adesso, con meno sentimentalismi, della serie. Complessivamente, come avete potuto intuire, mi è piaciuta molto ma ha comunque dei difetti e/o delle cose che non mi sono piaciute. Iniziamo con le differenza rispetto alla trama originale. Razionalmente sono sacrosante e ben fatte: anzi noi che conosciamo la “verità” abbiamo potuto comunque apprezzare delle novità nella narrazione; emotivamente qualcosa manca (Jango? La battaglia al Baratie contro Krieg? Hacchi?). In complesso però ciò che è rimasto è più che sufficiente per dare ai nuovi spettatori l’idea dell’immensità dell’universo di One Piece e la forza della sua storia. Ci sono comunque disseminati qua e là tanti “easter eggs” che i fan più attempati, come me, apprezzeranno.

I personaggi sono quasi tutti perfetti, soprattutto “loro cinque”, non occorre dilungarsi e far loro ulteriori complimenti. Il casting è semplicemente eccezionale. Anche Nojiko, che inizialmente mi aveva fatto sorgere dei dubbi (pensavo: ok la Sirenetta, ok Biancaneve, ok Aragorn, andrebbe bene anche Heidi, con Masha non ve lo lascerebbero mai fare, ma lasciate stare One Piece, è già giustissimamente inclusivo di suo non ha bisogno di altre forzature; odio la cancel culture e il finto politicamente corretto), poi continuando con la visione è perfetta anche lei, l’attrice è bellissima anche se i capelli “turchini” non le donano come i suoi naturali (cercate delle foto di lei e vi renderete conto di cosa voglio dire)… a mio avviso, queste forzature non fanno altro che far passare il messaggio contrario a quello auspicato.

Tornando ai personaggi “cancellati”, accetto l’assenza di Johnny e Yosaku; è comprensibile, per velocizzare la trama, che l’episodio fra Krieg e Mihawk sia “stravolto”; capisco anche l’assenza di Jango, che compare comunque in un manifesto da ricercato; ma non Hacchan, soprattutto perché penso che la scelta di cancellarlo sia stata esclusivamente tecnica, immagino la difficoltà e il costo di animare le sei braccia del polipo nel combattimento contro Zoro.

Vorrei infine dire qualcosa sulla velocità narrativa. Se nelle prime puntate, nonostante la necessità di comprimere 10 volumi del manga, 90 capitoli, 50 episodi dell’anime, la velocità è sostenuta e sembra esserci il tempo di conoscere e affezionarsi ai personaggi; nelle ultime questa aumenta troppo e la saga del Baratie e quella di Arlong Park a mio avviso sono troppo penalizzate. Sicuramente questo è dovuto a esigenze di budget. Sono convinto che se la serie andrà avanti con una seconda stagione e più soldi, si potrebbe creare un prodotto di pregevole qualità, una eccellente alternativa alla serie animata che a volte risulta lenta e ripetitiva soprattutto nei ricordi e nei flashback dei personaggi. Resta comunque il manga il mezzo in cui l’opera offre il meglio.

Conclusioni

Vedetelo. Guardate il Live Action di One Piece. Ne vale la pena. Sia se siete dei fan sfegatati (ma a voi non devo dirlo io, vi congilio però di leggere la mia serie di articoli sul One Piece Esoterico che sto scrivendo, aspetto i vostri commenti); sia se conoscete già l’opera in modo più o meno approfondito (potrebbe essere l’occasione per recuperarla dall’inizio, dato che sembra si stia incamminando verso il finale); sia se non l’avevate mai approcciata prima o non ne sapevate proprio nulla. In questo ultimo caso, se vi sarà piaciuta, potreste provate ad “abbordare” il manga (meglio) o l’anime (va bene lo stesso): siete avvisati, l’impegno emotivo e di tempo sarà importante (oltre 1000 episodi e/o 106 volumi) ma l’opera merita veramente tanto.

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