Storie fantastiche di spade e magia – Il genere fantasy incontra la parità dei sessi

“Storie fantastiche di spade e magia” è una serie di antologie di narrativa fantasy, curata dalla scrittrice americana Marion Zimmer Bradley.

spada e magia

Immagine: La copertina del primo volume

L’idea di base

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Al momento in cui scrivo, i volumi della collana pubblicati sono ben ventisette, il primo dei quali pubblicato nel 1984; ogni libro della serie comprende in media dai quindici ai venti brani, tutti legati da un unico filo conduttore: il capovolgimento della figura femminile nel genere fantastico.

Nell’introduzione stessa del primo volume della serie viene spiegata la nascita di questa iniziativa:
Marion Zimmer Bradley, spentasi nel 1999, era nota, oltre che come affermatissima autrice di fantasy e fantascienza (generi nei quali ha ottenuto vendite eccezionali e numerosi riconoscimenti) per essere un’attiva e fervente sostenitrice dei diritti delle donne; fu lei a portare con vigore le idee progressiste dei movimenti femministi in questo genere letterario.
Come l’autrice raccontò in diverse interviste e note presenti nella stessa raccolta, negli anni la stessa aveva potuto considerare come, nel genere fantastico, le donne avessero dei ruoli predefiniti e invariabili: potevano essere donne-trofeo, trofeo in caso di successo dell’eroe o premio di consolazione in caso di fallimento; potevano essere la scusa dell’eroe per mettersi in viaggio (ad esempio vendicare la propria donna uccisa/violentata/rapita); potevano essere incantatrici e streghe, profetesse o vestali, cui veniva eventualmente riconosciuto anche del potere, ma sempre in balia dell’uomo di turno che avrebbe dovuto difenderle, prenderle, piegarle o soggiogarle, delle tante l’una (o più d’una). Anche una regina amazzone, in questa prospettiva, non aveva altro scopo, nella narrativa tradizionale, di aspettare un Vero Eroe, un maschio guerriero dall’irresistibile vigore sessuale, che la sconfiggesse, venendone adorato come conquistatore indiscusso.
Insomma, fu evidente che il genere era stato, fino ad allora e salve solo poche, particolarissime eccezioni, piuttosto maschilista.

Genesi dell’antologia
Negli anni ’80 la Bradley era già un’autrice di enorme successo e veniva considerata come un punto di riferimento; decise dunque di sfruttare la sua posizione e diede vita all’iniziativa: offrì l’opportunità a una gran quantità di autori emergenti di affacciarsi al grande pubblico facendo da curatrice per la raccolta; la selezione fu piuttosto serrata ma, per facilitarsi il lavoro, la Bradley diffuse nell’ambiente una lista di regole da rispettare; un racconto che le avesse violate non sarebbe stato nemmeno preso in considerazione per la pubblicazione, a prescindere dalla qualità dello scritto.
In sostanza, le regole erano queste:
– il racconto doveva essere strettamente fantastico (non fantascientifico nè horror);
– la storia avrebbe dovuto avere cardine su almeno un personaggio femminile;
– le donne non avrebbero dovuto essere, come d’uso, premi o trofei, ma capaci di agire autonomamente e di essere padrone del loro destino;
– niente vergini da sacrificare:
– niente principesse da salvare dal drago/mago/tiranno;
– niente donne sedicenti guerriere che vivessero nella trepidante attesa di un uomo abbastanza forte e virile cui concedersi.
Seguivano altre due o tre note, ma questo era il concetto fondamentale.
Va comunque detto che, in diverse occasioni, la Bradley ignorò alcuni punti della lista, quando il racconto sapeva rivoltarli a suo favore – cito a esempio “La fanciulla prescelta”, presente nel secondo volume, in cui si tratta il tema della vergine da offrire in sacrificio a un drago ma che l’autore sa trattare in modo delizioso, stupendo il lettore con una magnifica ironia che ribalta tutti i preconcetti sull’argomento.

Un successo insperato

Nacque così il primo volume della serie, che ebbe un successo strepitoso, ben oltre le più rosee aspettative, divenendo ben presto una delle antologie fantastiche con maggior successo di vendite della storia.
Tale fu la portata del fenomeno che molti degli autori emergenti i cui racconti di esordio comparivano tra queste pagine finirono con il diventare autori di successo.
Allo stesso modo, molti personaggi che comparivano nei primi volumi fecero una tale presa sul pubblico da portare a crearne una vera e propria saga episodica: molte delle loro avventure si svolgevano tra le pagine dell’antologia, ma molte altre presero vita propria sfociando in romanzi e saghe autonome e longeve.
A causa di questa popolarità planetaria, la serie continuò anche dopo la compianta dipartita della Bradley; tante erano le storie da lei selezionate che fu possibile produrre tre volumi prima di dover trovare una nuova curatrice, ruolo per la quale fu scelta Diana L. Paxton, un’editrice che già in passato aveva lavorato fianco a fianco con la Bradley.
Tra gli autori noti che parteciparono troviamo Phillys Ann Karr, Glen Cook, la stessa Diana L. Paxton, C. J. Cherryh, Charles de Lint, Steven Pizikis (di cui ho già parlato qui), Vera Nazarian, e moltissimi altri.

I gusti variegati del fantastico

Una nota sicuramente positiva della raccolta è l’incredibile varietà di toni, stili e sottogeneri presenti in ogni volume; benché il genere trattato sia sempre lo stesso, così come condivisa è l’idea di partenza, a ogni racconto si incontra un’impostazione tutta nuova.
Troviamo, alternanti tra loro: storie epiche di stampo più classico; sarcasmo pungente e celata critica sociale; finti capovolgimenti di ruolo e bluff eccellenti nell’uso di stereotipi e clichè; scene di combattimento feroce e sanguinario; brani di introspezione quasi filosofica; atmosfere gotiche e terrificanti; parodie del genere classico; storie d’amore più o meno convenzionali; racconti d’onore e d’amicizia; profondi drammi e risoluzioni catartiche; storie leggere in cui si affronta il mondo con leggerezza; donne guerriere e donne che evitano la guerra.
Potrei continuare a lungo.
Cambiano i sottogeneri e ancor più cambia lo stile col quali li si affronta; chiaramente altalenante è anche la qualità dei racconti stessi; tuttavia, grazie all’attenta e competente supervisione, se qualche racconto piace meno di altri è più per gusti personali che per tecnica, la quale è sempre garantita a un livello più che buono.

Conclusione

La collana, edita in Italia, anche se non tanto facile da trovare – non dimentichiamo che viviamo in un paese nel quale, fino a che non ne uscì il film, “Il signore degli anelli” era pressochè sconosciuto – è un buon prodotto.
Una pecca, volendo essere pedanti, sta nel fatto che, essendo alcuni racconti degli episodi concatenati tra loro, tali brani risultano una lettura più o meno scomoda se presi a se stanti; tuttavia in ogni volume sono sempre più i racconti autoconclusivi rispetto agli altri.
Se siete appassionati del genere fantastico, cercatelo dove potete e affrettatevi a metterci su le mani: a prescindere dalle intenzioni “socialmente impegnate” con cui è nata la collana, che potete condividere o meno, vi si possono trovare dei racconti eccellenti che val davvero la pena leggere.
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Per concludere, vorrei ricordare come ora, grazie soprattutto all’opera di donne come Marion Zimmer Bradley, è ufficialmente riconosciuto che il fantastico non è un genere per soli uomini: una spada è una spada, a prescindere dal sesso di chi la impugna!

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