I viaggi di Gulliver – Tra fantasia e satira, un’opera indimenticabile

“I viaggi di Gulliver” è un romanzo di avventura/fantastico dell’irlandese Jonathan Swift, pubblicato per la prima volta nel 1726, a tutt’oggi considerato un caposaldo della letteratura mondiale per ragazzi (e non solo).

gullivers_travels

Immagine: Copertina del libro

La trama

Il romanzo racconta gli incredibili viaggi del marinaio e chirurgo inglese Lemuel Gulliver, le cui avventure sono raccontate in forma di diario di viaggio, in prima persona.
L’opera è divisa in quattro parti, ognuna corrispondente a un diverso viaggio, tutti caratterizzati dall’incontro con popoli, culture ed eventi estremamente fantasiosi e strabilianti.
[ad name=”Google Adsense 336×280 ED”]
Nel primo viaggio, il più famoso, dopo una tempesta che lo getta in mare, Gulliver cerca salvezza a nuoto, naufragando su una spiaggia sconosciuta. Gulliver scopre così di essere arrivato a Lilliput, uno dei regni di una regione popolata da esseri umani minuscoli, non più alti di quindici centimetri; benchè inizialmente i lillipuziani siano terrorizzati dal loro gigantesco ospite, Gulliver riesce ben presto a guadagnarsi la loro amicizia, dimostrando il suo valore. Per il suo eroismo, diventa ben presto un eroe nazionale e viene considerato il campione del regno!
Tuttavia, si troverà ben presto coinvolto in una guerra insensata tra due regni vicini, e scoprirà che restare invischiati nelle trame politiche dei lillipuziani non è meglio che capitare in quelle umane.

Dopo varie vicissitudini, Gulliver torna a casa e, incapace di restare a terra, parte per il suo secondo viaggio; questa volta, di nuovo rimasto solo e sperduto dopo alcune disavventure marittime, il nostro eroe scopre di essere approdato a Brobdingnag, una terra popolata, stavolta, da umani giganteschi, alti più di nove metri.
Gulliver, che da gigante passa a sentirsi uno gnomo, riesce a catturarsi le simpatie dei giganti che lo catturano mostrando il suo acume e il suo spirito; in questo modo, Gulliver finisce con il diventare un piccolo fenomeno da baraccone, che molti vorrebbero sfruttare, talvolta ignorando bellamente la sua sicurezza, e l’unica vera amicizia su cui potrà contare sarà quella di una bambina.
Anche in questo caso, Gulliver potrà appurare che l’avidità dei giganti non ha niente da invidiare a quella degli umani.

Anche stavolta, dopo varie incredibili disavventure, Gulliver riesce a tornare a casa; di nuovo, però, il richiamo del mare e del viaggio è irresistibile e si riparte.
Questa volta, dopo un attacco di pirati, Gulliver, sopravvissuto per miracolo, si trova a visitare gli incredibili paesi di Laputa, Balnibarbi, Luggnagg per finire con il Giappone.
In ognuno di questi paesi, pur trovandovi finalmente degli esseri umani della sua taglia, Gulliver scopre popoli e culture a dir poco assurdi:
Laputa è una città volante, che si sposta nel cielo commerciando con i villaggi a terra; la cosa più strabiliante di Laputa, tuttavia, sono le numerose ricerche “scientifiche” che i suoi uomini di cultura portano avanti, che consistono di progetti assurdi, balordi e inutili. Partito per tornare a casa, capita sull’isola di Glubbdubrib, sulla quale incontra un mago capace di parlare con grandi figure del passato; da qui, dopo alcuni altri straordinari incontri, Gulliver arriva in Giappone e da lì, senza altre disavventure, a casa.

Il quarto e ultimo viaggio porta Gulliver, sempre incapace di restare con i piedi per terra, porta il nostro eroe , dopo un ammutinamento, a ritrovarsi, ancora una volta sperduto in terre straniere. Stavolta, Gulliver scopre una terra abitata dai Houyhnhnms, una razza di cavalli senzienti ed estremamente saggi; per giunta, si scopre che la stessa terra è abitata da una razza di umanoidi selvaggi e brutali, disprezzati dagli equini intelligenti.
Gulliver impara così a fare amicizia e conoscere questa misteriosa razza, che sembra tanto più illuminata, lungimirante e razionale degli umani, arrivando ad ammirarli tanto da volerne diventare parte.

Un’elegante satira del ‘700

Swift volle, con questa sua opera, presentare un suo quadro, cinico e acuto, della società sua contemporanea e, in forma più estesa, dell’umanità; attraverso i popoli e le razze assurde che l’autore ci presenta, ecco venire messi a nudo il cinismo, l’avidità, la brama politica, l’invidia, la violenza, il fanatismo religioso e la pomposità accademica.

L’abilità evidente con cui Swift racconta la sua storia rende il suo significato immediato, semplice, intuitivo: per questo motivo, “I viaggi di Gulliver” si presta tanto bene come romanzo per ragazzi; anche per una mente giovane, il messaggio sul bisogno di “guardarsi allo specchio” è chiaro. La vera bravura di Swift forse è stata proprio in questo: provare disprezzo, ammirazione, sufficienza, compassione o antipatia per gli strani popoli presentati è fin troppo facile, ma il suo stile così efficace rende anche più facile riconoscere in noi stessi questi sentimenti, costringendoci a chiedercene l’origine.

Inutile dire che, in pochi anni dalla sua uscita, il romanzo divenne un fenomeno di portata internazionale che condizionò pesantemente la cultura contemporanea.

Influenze culturali

A oggi, pochi romanzi hanno avuto, sulla cultura popolare, un impatto pari a quello provocato dalle disavventure di questo marinaio inglese. Da quasi trecento anni, ormai, “lillipuziano” è un aggettivo universalmente usato per intendere qualcosa di minuscolo, tanto per dirne una. In inglese soprattutto, termini estratti dal romanzo sono oggi di uso corrente in diverse discipline scientifiche e tecniche, dalla medicina, all’elettronica, fino all’informatica.

Per questo non stupisce la quantità di adattamenti che l’opera ha subito – tra tanti, forse il più famoso è quello in lungometraggio di animazione della Disney del 1939, secondo lungometraggio mai realizzato dall’azienda subito dopo “Biancaneve e i sette nani”.
Oltre poi i numerosi film, per cinema e TV, non si contano i riferimenti, più o meno diretti, presenti nella letteratura mondiale degli ultimi due secoli e mezzo.
Uno tra tanti, che mi ha colpito perchè capitato sotto i miei occhi subito prima di leggere l’opera di Swift, è un’intelligente e originale speculazione sulla vera origine del romanzo presente in un racconto brevissimo di Philip K. Dick.

[ad name=”Google Adsense 336×280 ED”]

Giudizio complessivo

Se “I viaggi di Gulliver” è rimasto un romanzo tanto popolare per quasi trecento anni, non c’è da restare stupiti: è un libro eccellente, adatto a ogni pubblico, a prescindere da età e attitudine letteraria; risulta gradevole tanto come lettura intellettuale di approfondimento, quanto semplice intrattenimento occasionale.
Lo stile di Swift non risulta in nessun modo pesante, o arcaico: nonostante qualche terminologia desueta qui e lì, è immediato e scorrevole, rendendo la lettura piacevole e leggera.
Sull’opera stessa, per chi avesse tale inclinazione, è poi possibile ovviamente andare a scavare in cerca di una moltitudine di significati, simbologie, allegorie e messaggi nascosti, ma al tempo stesso, come ho detto, è perfettamente godibile come opera a se stante.

Consiglio caldamente la lettura a tutti, ottimo anche come regalo, specialmente per avvicinare i più giovani alla lettura.

E la prossima volta che sentite il richiamo del mare, imbarcatevi: chissà su quali lidi vi ritroverete!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.