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La trama in breve
Marlo Morgan è un affermato medico statunitense cinquantenne (all’epoca dei fatti, oggi ha 76 anni) che ad un certo punto della sua vita, a seguito di una irrinunciabile offerta di lavoro, si trasferisce in Australia per qualche anno. Si integra quasi subito nella comunità e dopo qualche tempo si dedica con ottimo successo ad un progetto di integrazione per giovani aborigeni.
Forse proprio per questo riceve un invito da una tribù aborigena per un “rito” di ringraziamento in suo onore. Il giorno prefissato per l’incontro si prepara come si conviene in queste occasioni, elegante vestito nuovo, scarpe alte, pettinatura ordinata, non avendo la minima idea dell’avventura che la stava aspettando.
Dopo un lungo viaggio in Jeep accompagnata da Ooota, suo interprete oltre che autista, e dopo aver percorso un lungo tragitto off-road, arriva nei pressi di una fatiscente capanna in lamiera dove un gruppo di aborigeni, la Vera Gente, come si fanno chiamare, è in sua attesa. Come se la avessero sempre conosciuta questi la “spogliano” letteralmente di tutti i suoi beni materiali (vestito, scarpe, documenti, qualche gioiello) e coperta solo di un pezzo di stoffa la sottopongono ad un breve rito di iniziazione…
… alla fine del quale, senza quasi dirle niente, se non un cenno di seguirli, si incamminano scalzi verso l’Outback, l’entroterra australiano selvaggio e semidesertico. Marlo dopo qualche interminabile attimo di confusione, quasi impossibilitata a fare altro, decide di seguirli, iniziando così la più fantastica avventura avesse mai potuto immaginare…
La vita nell’Outback
Praticamente, dagli albori del mondo gli aborigeni popolano il continente australiano e vivono, anche nelle zone desertiche dell’entroterra, praticamente con nulla. A diretto contatto con la natura selvaggia sono riusciti ad arrivare fino ad oggi senza il minimo impatto sull’ambiente e sul territorio, con una dieta sostanzialmente vegetariana (frutta, cereali spontanei e piante) non disdegnando nelle zone più aride gli animali che si fossero “spontaneamente” offerti loro (piccoli mammiferi, uccelli, lucertole ma anche serpenti e addirittura coccodrilli).
L’abilità degli aborigeni ma soprattutto il loro “sesto senso” gli ha permesso di sopravvivere millenni e prosperare in zone dove il più abile “uomo bianco” sarebbe a stento resistito pochi giorni. Il loro stile di vita gli ha sempre consentito di sfruttare appieno tutto quello che la natura, “il Tutto“, gli ha messo dinanzi. Anche con una “Mutante” (è così che chiamano noi occidentali) al seguito.
Il “messaggio”…
Dietro questo loro “spirito di sopravvivenza” è però celata una verità più profonda. Gli aborigeni infatti non si sentono separati dall’ambiente, dalla natura anche selvaggia, che li circonda. Si sentono parte del “Tutto“ e come tale “sanno” che il “divino“, che è ovunque, non gli farà mancare mai niente.
Una sorta di immutabile “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto” (Matteo 7, 7-8); o se preferite una visione più materialistica la continua attuazione della “Legge di Attrazione“.
Una vita vissuta pienamente come noi occidentali non sappiamo più fare, nella gratitudine assoluta per ogni cosa, anche quella che ai nostri occhi può sembrare insignificante o, peggio, scontata.
I detrattori
Come spesso accade alle cose belle, soprattutto quelle più vere, come abbiamo avuto modo di vedere con Un altro giro di giostra di Terzani, iniziano a comparire come funghi “debunker” e “shitstormer” (termini che potremo tradurre semplicemente ed universalmente con “imbecille“, forse non ancora coniati quasi un quarto di secolo fa, quando “… e venne chiamata Due Cuori” fu auto-pubblicato, a proprie spese, dall’autrice… e fu un successo…).
Ed è così che iniziarono le polemiche sulla veridicità degli eventi raccontanti nel libro. E poi le controversie che portarono all’annullamento del già programmato film. Nel 1996 infatti otto aborigeni anziani partirono per gli Stati Uniti con lo scopo di impedirne la realizzazione, accusandolo di contenere falsità e di sostenere propositi razzisti (fonte Wikipedia).
Quindi la decisione della Morgan, per accontentare questi signori “di poca fede“, di inserire da lì in poi, nelle nuove edizioni, la dicitura “romanzo” al suo “… e venne chiamata Due Cuori” onde evitare il prolungarsi delle “ostilità“. Ma poi, vorrei dire a costoro, che quelle parole siano considerate vere o romanzate che differenza fa? Se contengono un messaggio chi lo deve ricevere lo riceverà, “chi ha orecchie per intendere” intenderà! Avete mai letto un “romanzo” di Paulo Coelho?
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In conclusione
“… e venne chiamata Due Cuori” è un libro stupendo. Non è un’opera eccelsa a livello letterario, la narrazione e la descrizione di cose, persone ed eventi è però semplice e scorrevole e, almeno nella traduzione italiana, potrebbe essere letto ad un bambino.
In questo caso ne consiglio la lettura a tutti, in particolare a chi ama i diari di viaggio o i testi antropologici. Ma anche a chi ama l’Australia e soprattutto a chi cerca una certa dose di spiritualità nei libri. L’ho letto tutto d’un fiato.
Complimenti per la scelta del romanzo da recensire.
Molto scorrevole ed esaustiva 🙂
Grazie Simona… spero, se non l’hai già fatto, che ti abbia fatto venire la voglia di leggere questo libro che, penso avrai intuito, io non considero un romanzo… anzi…
un libro indimenticabile….indelebile