Lost + Brain – Duelli a colpi di ipnosi e controllo mentale.

“Lost + Brain” è una serie manga giapponese, creata da Akira Otani e Tsuzuku Yabuno, pubblicato nel 2009.
Il fumetto è un thriller psicologico che indaga sulle estreme potenzialità dell’ipnosi come arma e strumento, cosa che fa attraverso un duello senza esclusione di colpi tra un giovane, affascinante e geniale studente delle superiori e un giovane, affasciante e geniale maestro ipnotizzatore.
E mentre questi giovani, affascinanti e geniali personaggi si danno la caccia a vicenda, va premesso che la prima reazione di chiunque legga questo fumetto sia, inevitabilmente: “Ehi, ma è Death Note!”

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Copertina del primo numero

La trama

La storia, ambientata in Giappone, ha per protagonista  Hiyama Ren, uno studente delle superiori; il ragazzo è un genio: ha il massimo dei voti in tutte le materie, eccelle in ogni attività, in ogni sport, riceve borse di studio a manciate ed è, tanto per restare nei clichè più ovvi, bellissimo e affascinante, idolatrato da ogni ragazza della scuola, osannato e invidiato dai maschi.
Tuttavia, il nostro Ren non è soddisfatto; al contrario, il ragazzo è afflitto e frustrato. Scopriamo infatti che Ren è annoiato da tutto e tutti: egli ha l’impressione che il mondo sia popolato solo da feccia indegna, che l’umanità debba essere salvata da se stessa, e che la vita non sia mai all’altezza delle sue aspettative. Si annoia a morte e vorrebbe tanto che gli arrivasse un segno, un’idea su come cambiare le cose.
Questo segno, nemmeno a dirlo, arriva giusto in tempo: una compagna di scuola di Ren, Takagi Yuka – che, per la cronaca, è universalmente riconosciuta come la ragazza più bella della scuola ma che, ovviamente, non ha occhi e cuore che per il bellissimo e sfuggente Ren – gli presenta suo zio, Kuonji Itsuki, che nonostante la giovane età è un ipnotizzatore di notorietà planetaria; costui è un giovane uomo affascinante, geniale, che esibisce un look bizzarro ma che manda in visibilio le lettrici più giovani.
Durante una breve presentazione, Ren scopre così le potenzialità dell’ipnosi e BAM! ecco che la via gli viene rivelata. Ren capisce che, grazie all’ipnosi, potrà cambiare il mondo, ripulendolo dagli esseri umani più inutili, divenendo il dio illuminato di una nuova era dell’umanità.
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Sfruttando il potere dell’ipnosi, Ren mette a punto un diabolico piano per la conquista del mondo; inizia così un feroce braccio di ferro mentale tra lui e lo stesso Kuonji, colui che involontariamente lo ha ispirato: Kuonji, infatti, è un fidato collaboratore della polizia, e unirà le forze ad essa nel dare la caccia al misterioso “Terzo Uomo”, colpevole di alcuni inspiegabili delitti, che altri non è che Ren stesso.
Capitolo dopo capitolo, si assiste così a una sfida di cervelli, in un duello dove ognuno dei due cerca di arrivare all’altro per primo. La vittoria spetterà al più intelligente.

Avete mai letto Death Note?

Ora, se per caso avete letto il manga – o visto la serie animata – “Death Note”, tutto penso che avrete già notato un bel po’ di paralleli. Se non avete avuto questa – dubbia – fortuna, lasciate che vi spieghi brevemente:

In Death Note (altro manga di cui magari scriverò poi), il protagonista è un geniale e bellissimo studente delle superiori giapponese (metto l’accento sul fatto che è bellissimo perchè, ci crediate o no, la cosa ha un ruolo determinante nella trama!) che, annoiato dal mondo e dalla mediocrità del genere umano, cerca un modo di ripulire il mondo e di riscuotersi dall’apatia; la sua vita cambia quando mette le mani su uno strumento magico – la cui natura qui poco importa – che gli consente di controllare il destino della vita altrui.
Grazie a questo potere, il ragazzo inizia il suo piano per la purificazione del mondo, con l’intento di diventare il dio della nuova era illuminata dell’umanità.
L’unico che possa impedirglielo è un giovanissimo, affascinante e geniale investigatore, caratterizzato da un look bizzarro e fuori dal comune che manda in visibilio le lettrici più giovani.
I due iniziano così un duello psicologico, inseguendosi a vicenda, in cui vincerà solo il più intelligente.

Beh, non so voi, ma a me ricorda qualcosa. E non solo a me.
Come dicevo, tutti, ma proprio TUTTI, hanno rilevato la stessa cosa; di fatto, non poche persone, tra cui me, reputano fondamentalmente Lost + Brain una semplice versione alternativa e (fortunatamente) più breve del famosissimo Death Note.

Idee originali e non

La storia ha dei punti molto buoni, e altri… non altrettanto buoni.

Da una parte, abbiamo l’idea dell’ipnosi, che è trattata in modo davvero originale e intrigante: attraverso il duello tra i due protagonisti, vengono spiegate diverse tecniche di ipnosi, usate per raggiungere diversi scopi, svelando i segreti della manipolazione mentale. A rendere anche più interessante questa idea, c’è il fatto che ogni tecnica viene spiegata in modo semplice, e si basa solo su conoscenze tecniche reali; benché ovviamente gli effetti veri e propri delle ipnosi presentate siano estremizzati – così come è esagerata la semplicità con cui un adolescente senza nessun background riesce, in un anno, a ipnotizzare mezzo mondo – riesce comunque a insegnare qualcosa di nuovo e veramente interessante.
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D’altro canto, la debolezza principale del fumetto è l’assenza di qualsiasi traccia di originalità, tolto il discorso dell’ipnosi.
Anche volendo saltare oltre l’eccessiva serie di similitudini con Death Note, resta comunque una fiera dei clichè improponibile; gli unici personaggi con un minimo di caratterizzazione solo solo i due principali: tutti i personaggi comprimari sono piatti, vuoti, insignificanti. E nonostante questo, l’unico con un minimo di spessore è Kuonji, il “buono” della situazione: Ren, nonostante sia il protagonista, ha lo spessore, il carisma e la profondità psicologica di un piatto di minestra.
Un personaggio che non ci dice niente, che non esprime null’altro che un bisogno, fondamentalmente insensato, di controllare la gente; vediamo infatti che, già arrivati a metà della storia, tutta l’idea di “ripulire il mondo” va un po’ a farsi friggere: la storia si riduce essenzialmente al duello tra i due personaggi, che a sua volta non è altro che una scialba scusa per mostrarci tutte le tecniche di ipnosi possibili.

Anche sullo stile grafico, la stessa ambivalenza:
Il tratto è semplice ed elegante, presenta bene le sequenze, è chiaro e facile da seguire, il che è certamente positivo.
Ma allo stesso tempo, i personaggi sono piatti e banali, e Ren è indistinguibile da centomila altri bellissimi-giovanissimi-affascinanti-e-geniali personaggi di manga analoghi. Di nuovo, l’unica traccia di originalità – ed è veramente solo una traccia – viene impressa in Kuonji, che di fatto si trova a dover tenere sulle sue sole spalle la responsabilità di portare avanti il fumetto.

Giudizio complessivo

In definitiva, non è brutto: è una lettura mediamente interessante, e intriga per le mille curiosità che soddisfa sull’argomento “ipnosi”. Tolto questo, tuttavia, non rimane molto altro; rimane una lettura consigliabile per gli appassionati di manga del genere e per chi avesse dubbi sull’ipnosi ma non avesse voglia di leggere un intero manuale sul’argomento.

E ovviamente a quelli cui, per qualche ragione, sia piaciuto Death Note.

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