Peter Pan – Alcune cose che forse non sapevate

peter pan

Chi non conosce o ha mai sentito nominare Peter Pan?
Un tempo avrei data per scontata, come risposta, “Nessuno!”
Ora però so che la stragrande maggioranza dei nati tra la fine degli anni ’90 e i primi del nuovo secolo lo ignora bellamente. Ecco, questi potrebbero andare a vedersi almeno il cartone Disney e poi tornare.
Per tutti gli altri, ecco una lista random di cose che forse non sapevate, e non VOLEVATE sapere, su Peter Pan.

Così, perchè le liste vanno di moda e sono facili da scrivere.

1. Il prequel che non era un prequel ma era un prequel

Il personaggio di Peter Pan venne creato da J. M. Barrie nel romanzo “L’uccello bianco”, un romanzo maturo non molto digeribile per i più giovani. In questa versione, Peter è un neonato – di fatto ha solo sette giorni di vita – che, sfuggito all’incuria della madre, finisce per vivere al Kensington Park di Londra con le fate.
Successivamente, il successo dell’opera convinse gli editori a far modificare il racconto, adattandolo ai più piccoli, reintitolandolo “Peter Pan nei giardini di Kensington”.
Ufficialmente, quest’opera NON è un prequel delle avventure di Peter Pan, ma, di fatto, è come se lo fosse: tanti indizi lasciano intuire chiaramente che questo Peter e quel Peter sono la stessa persona.
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2. Continue variazioni e modifiche

L’opera da cui naque il Peter Pan che tutti (o almeno tutti quelli che hanno più di 20 anni e hanno avuto un’infanzia) conoscono, nacque come piece teatrale dal titolo “Peter Pan, o il ragazzo che non voleva crescere”.
Solo alcuni anni dopo Barrie ne fece un romanzo, cui cambiò più volte il titolo – fino al definitivo e semplice “Peter Pan” – e la struttura: nel corso degli anni, l’autore revisionò continuamente la sua opera, soprattutto nelle parti finali.
Per quanto ho potuto capire, a ogni revisione la storia si faceva più cinica e amara

3. L’ironico cinismo di Barrie

Vedendo il celeberrimo cartone Disney o qualche altra versione animata, non si direbbe, ma il romanzo di Barrie gronda cinismo e amarezza e non si contano le frasi che, con la massima disinvoltura, sferrano mazzate emotive al lettore più sensibile. Il tutto fatto con stile, badate bene: il racconto è scritto ottimamente ed è una lettura che consiglio. Solo, se siete sensibili sono guai.
Tanto per intenderci, Barrie sottolinea, più e più volte, l’indole crudele, egoista, meschina, menefreghista e infingarda dei bambini in generale, esprimendo a chiare lettere la sua idea che i bambini siano radicalmente indegni dell’amore materno e che la morale, in generale, è qualcosa che non li riguarda.
Fino all’ultimo, Peter Pan è un personaggio tanto fantastico quanto odioso, per il quale nulla ha valore ed è impossibile affezionarsi a niente o nessuno.

4. L'”isola” che non c’è

Più che altro è una chicca linguistica. Nella versione cinematografica, “neverland” vien tradotta come “l’isola che non c’è” ma, nella versione originale, si parla del “paese” che non c’è. Non che faccia una gran differenza, ma già che c’ero lo volevo dire.

5. “Neverland”

“Neverland”, il paese che non c’è, dà il titolo a un bel film del 2004 (non un capolavoro, ma bello), interpretato da Johnny Depp nei panni di J. M. Barrie. Il film racconta, in chiave romanzata, le vicende che portarono l’autore inglese a creare Peter Pan e il suo mondo. Il film nel complesso segue gli eventi in modo quasi fedele, ma alcune piccolissime imprecisioni ne cambiano radicalmente l’essenza.
Innanzitutto, un tema portante del film è una “quasi storia d’amore” tra Barrie e la vedova Sylvia Llewelyn Davies (interpretata da Kate Winslet); Barrie, stringendo un legame d’affetto paterno con i quattro figli della donna, supera una sua personale crisi creativa e aiuta, come può, questa disastrata famiglia.
La realtà dei fatti è un poco diversa: quando Barrie conobbe i bambini Llewelyn Davis (che erano cinque e non quattro), il loro padre era ancora vivo; di fatto, l’autore divenne amico intimo della coppia. Accadde poi che il marito morisse, e Barrie aumentò il suo supporto alla vedova. Quando poi anche questa morì (pochi anni dopo la prima teatrale di Peter Pan), Barrie divenne tutore legale dei bambini, come nel film; quello che non viene raccontato è quanto avvenne dopo.

6. La tragica sorte dei Llewelyn Davis

A posteriori, possiamo supporre che Barrie portasse sfiga, o che la famiglia fosse sfortunata di suo.
Come accennato prima, il signor Arthur Llewelyn Davis morì poco meno che quarantenne, lasciando una vedova e cinque orfani in condizioni difficili; i cinque ragazzi non ebbero molto tempo per riprendersi dalla scomparsa del padre, che appena tre anni dopo la madre ne seguì la sorte. La custodia dei bambini venne dunque affidata a Barrie, alla nonna dei ragazzi e ad alcuni zii che fornirono il loro supporto. I ragazzi non ebbero molta più fortuna dei genitori: due di loro morirono prima di arrivare a vent’anni (George venne colpito a morte durante la prima guerra mondiale mentre Michael annegò in un incidente che qualcuno suppone esser stato suicida); Jack, che avrebbe ispirato il capitano Uncino dell’opera, visse nel risentimento verso Barrie, sentendo che questi aveva “spodestato” suo padre per entrare nelle grazie di sua madre.
Solo Nico, il più piccolo, sembra aver vissuto una vita lunga e “normale”: morto a ottant’anni, non visse tragedie note.
E Peter?

7. Il Vero Peter Pan

Peter, fratello di mezzo dei cinque Llewelyn Davis, venne più volte identificato da Barrie come “il Vero Peter Pan”. Probabilmente questo gesto voleva essere, nelle intenzioni dell’autore, una dimostrazione d’affetto e di stima. Di fatto, invece, devastò la vita del ragazzo.
Peter crebbe afflitto dalla sua “fama”; la cosa generò in lui profonde turbe emotive e profonde crisi di identità. Negli anni, i conflitti tra lui e il suo patrigno crebbero quando Peter, a vent’anni, ancora sotto le armi, si innamorò di una donna ventisette anni più vecchia di lui, madre di una ragazza pure più grande di lui; la relazione con la donna, per di più sposata, incontrò tutta l’ostilità di Barrie, e i rapporti tra i due ne risentirono moltissimo. Nel corso degli anni, poi la morte dei suoi fratelli, unite ad altre difficoltà familiari, lo provarono sempre di più; divenuto alcolizzato, Peter si suicidò poco meno che sessantenne, maledicendo fino all’ultimo il suo legame con l’opera di Barrie.
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8. La sindrome di Peter Pan

Questa la metto tanto per scrupolo.
Il termine divenne famoso negli anni ’80, dopo essere apparsa in un libro, ma è importante sottolineare che essa non è una condizione patologica riconosciuta dalla comunità scientifica: è un termine di riferimento popolare e non medico! Tenetelo a mente.

9. Musica

Nota leggera: Patty Pravo, nei primi anni ’70, rese celebre la canzone “I giardini di Kensington”, canzone dedicata al primo romanzo su Peter Pan, canzone scritta sulla musica di “Walk on the wild side”, di Lou Reed. Anche Edoardo Bennato dedicò alcuni pezzi alle avventure dell’eterno bambino, raccolti nell’album “Sono solo canzonette”

10. Dieci

Niente, ho scritto nove, mi sembrava brutto non mettere un punto dieci.
Se non avete mai letto il libro, visto il film o che, rimediate. Ne vale la pena.

0 Risposte a “Peter Pan – Alcune cose che forse non sapevate”

  1. Interessante il tuo punto di vista su Peter Pan… vorrei premettere che mio figlio di 3 anni lo conosce, ma preferisce la versione “moderna” che passa su DeAKids e Rai YoYo a quella classica Disney… ovviamente non ha mai letto il romanzo, come me del resto, ma personalmente rimedierò…

    Per quanto riguarda il cinismo di Peter credo sia stato ripreso nella terza serie di “Once Upon a Time” (C’era una volta in italiano), una serie che però ho seguito solo per le prime due stagioni, nella quale il personaggio veste i panni del cattivo…

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